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A colazione da Tiffany. E non solo

Collezionare gioielli d'epoca: un hobby per (pochi) appassionati. Un viaggio tra perle e diamanti del '900, attraverso i grandi nomi che hanno fatto la storia dell'arte orafa.

Collana con una tanzanite di 106 carati e diamanti, disegnata da Angela Cummings (1982)
Una delle costanti della storia dell'umanità è l'uso e la raccolta dei gioielli. Ritroviamo l'abitudine ad ornarsi presso tutte le civiltà unito al conseguente desiderio di raccogliere e tesaurizzare questi ornamenti. Lo studio di questi ultimi, quindi, non può che essere collegato alla Storia, poiché pochi oggetti come i gioielli sono profondamente legati ai costumi e all'epoca cui appartengono. Non è possibile, dunque trattare di questa materia in un unico articolo, così come non è certo possibile seriamente collezionare senza tendere ad approfondire un dato periodo storico - artistico. Per tale ragione sceglieremo un periodo definito e molto interessante come quello dell'Art Nouveau, citando alcuni dei massimi artisti che produssero autentici capolavori, parte fondamentale di famosissime collezioni di gioielli pubbliche e private.
Le tendenze dell'oreficeria del primo '900 si possono suddividere in tre principali tipologie che vengono collegate alle committenze ed alla struttura sociale del tempo. Prime fra tutte le opere che si rivolgevano all'alta aristocrazia ed alla raffinatissima borghesia dell'alta finanza. Per questi l'uso era di gioielli sfarzosi con grande profusione di diamanti e con richiami al regno di Luigi XVI ed al primo Impero. Al contrario, i ceti colti e legati maggiormente all'arte si rivolgevano all'Art Nouveau: questa produceva con notevole abilità artigianale oggetti che utilizzavano spesso gli smalti e le pietre dure colorate come le ametiste e i peridoti. Al contrario, soprattutto nel Regno Unito, prendevano piede i primi gioielli realizzati attraverso l'impiego di macchine semiautomatiche con produzione industriale rivolti ai ceti meno abbienti per il loro basso costo. Gli artisti e i designer rifiutarono decisamente ogni atteggiamento convenzionale in materia di materiali e di metodi di realizzazione tecnica. L'Esposizione di Parigi del 1900 fu il centro di questo vivace e raffinato periodo in cui questo stile dotato di grande eleganza rimase in voga senza particolari cambiamenti sino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Rinunciando a trattare dei gioielli più sofisticati che possono essere ammirati attraverso le foto delle Corti europee ed in particolare della Corte inglese e russa e dedicandoci a quanto può essere oggetto di ricerca per i più, ci sembra più interessante rilevare un importantissimo avvenimento. Infatti, nel 1890, veniva ideata dal giapponese Kokichi Mikimoto la nuova procedura per ottenere le perle coltivate. Una tecnica rivoluzionaria: mediante l'introduzione di un piccolo granello nel guscio della conchiglia dell'ostrica, con il trascorrere del tempo, grazie alla naturale ricopertura di madreperla, si ottiene un ornamento molto simile alle perle originali. Divenne così possibile la produzione delle lunghe collane ad un prezzo accessibile con il conseguente sviluppo di un nuovo mercato. Non si può infine omettere di ricordare, in questo periodo, i mutamenti delle fortune dell'antica nobiltà che lasciava il passo alla nuova borghesia, specialmente americana: questo permise l'impiego di nuove creazioni di gioielli ed il cambio di proprietà di gemme che appartennero a grandi personaggi storici. Ad esempio le perle di Caterina, zarina di Russia, furono acquistate dall'ereditiera Consuelo Vanderbilt che le indossò proprio per il suo matrimonio nel 1895.
In questo periodo Parigi è considerata la patria dell'eleganza e dello stile ed un grande orafo come Rene' Lalique viene consacrato ufficiale interprete di questa arte alla Esposizione Universale di Parigi ricevendo il Gran Prix. Anche in America visse e lavorò uno dei massimi gioiellieri del '900: infatti, il notissimo Tiffany & Co stabilì il suo laboratorio a New York. Nel 1886 progettò la celebre montatura Tiffany che ancora oggi è standard per tutto il mondo per l'incastonatura dei solitari di diamanti e nel 1887 acquistò alcune preziosissime gemme appartenute un tempo alla Corona di Francia realizzando capolavori assoluti. In Francia, il negozio parigino La Maison de l'Art Nouveau di Siegfried Bing diede il nome al periodo artistico. Questo movimento produsse dei gioielli eccezionalmente delicati e raffinati influenzando anche la lontana Russia e le Americhe. Le opere di questo periodo sono ricche di fascino e sensualità con un'attenta ricerca delle curve che riprendono delicati motivi floreali spesso pervase dal romanticismo. Invece, in altri casi traspare una natura più selvaggia che sfugge al controllo umano o una dolcezza spesso carica di malinconia. Tra i contemporanei di Lalique si distinse anche la Maison Vever, che sotto la direzione creativa di Henri Vever, realizzò favolosi gioielli dai motivi botanici su strutture tempestate di diamanti. Notevole artista non a torto ritenuto uno dei fondatori fu Frederich Boucheron che trasse ispirazione dall'arte giapponese e che seppe comprendere le rapide evoluzioni del movimento. Ed infine la Maison Cartier, che anche oggi rappresenta un simbolo internazionale di eleganza e raffinatezza. Una fama che soprattutto si fonda sull'impiego di pietre superbe, incastonate in modelli esotici ed in opere dalla lavorazione accurata promosse da una rete commerciale a livello mondiale. Non manchiamo di ricordare che anche il famoso pittore ceco Mucha prestò la sua arte per realizzare disegni di gioielli successivamente realizzati da George Fouquet. Questo a riprova che non ci ritroviamo in presenza di un artigianato, ma bensì davanti ad un vero movimento artistico che coinvolse una folta schiera di creativi. In Gran Bretagna il movimento, detto Liberty dal negozio londinese che si adoperò notevolmente per divulgarlo, comprendeva notevoli stili e talenti personali con, però, alcuni motivi comuni riscontrabili, tra cui le tecniche di lavorazione delle superfici metalliche e il determinato uso di pietre e smalti dai colori tenui. Centro principale della diffusione delle opere era l'art Workers Guild (Corporazione dei lavoratori dell'arte) e l'Arts and Crafts Exibition Society (Associazione delle Mostre di arti e manufatti). In particolare la seconda svolgeva il ruolo di centrale operativa per la pubblicizzazione e vendita delle opere realizzate. Il concetto di produzione industriale fu estremamente chiaro nel Regno Unito, così anche per un altro grandissimo artista di San Pietroburgo, Carl Fabergè, che fondò, succedendo all'attività paterna, una moderna impresa commerciale con circa 500 impiegati divisi in disegnatori, operai specializzati, agenti di vendita e addetti alle lavorazioni di accessori. Oggi, dal punto di vista collezionistico, la maggior parte di queste opere di grandissimi artisti e inaccessibile per il loro costo elevato e per la poca reperibilità, per cui riteniamo molto più interessante la ricerca di manufatti di artisti minori che, spesso, sopperirono alla modestia delle pietre o del peso dei metalli nobili con la loro geniale e sapiente arte creativa. Esiste una concreta possibilità di reperire oggetti di discreta qualità a prezzi accessibili. Raccomandiamo di non avere mai fretta nell'acquisto e di fare sempre attenzione alla conservazione ed agli eventuali restauri maldestri ed, infine, a premunirsi di qualche libro specialistico che aiuti ad approfondire la materia prima di lasciarsi tentare.

06/10/2004

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