Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Quando l'impresa è donna

Quattro imprenditrici della nostra provincia si raccontano, nell'ambito di un incontro promosso dal comitato "Donne Insubria”. Tra bilanci ed aspettative, l'auspicio che la rete imprenditoriale del territorio diventi più "rosa”.


L'imprenditoria declinata al femminile in quattro storie di donne che hanno dimostrato quanto la managerialità e le competenze tecniche possano sposarsi efficacemente con quella perspicacia nei rapporti umani che contraddistingue "l'altra metà del cielo”.
Il terzo incontro del ciclo organizzato dal comitato "Donne Insubria” dal titolo "Crescere al femminile” ha messo al centro le tematiche del lavoro e in particolare della gestione d'impresa.
L'associazione è nata sulla scia del corso di alta formazione "Donne, politica e istituzioni” dell'Università dell'Insubria di Varese e con questo ciclo seminariale, patrocinato dall'Università, dal Comitato Pari Opportunità e dalla Provincia, ha offerto un'occasione di dialogo sul ruolo delle donne nella formazione, nel lavoro, nella politica.
A portare le loro testimonianze, Marisa Carnaghi, imprenditrice nel settore metalmeccanico, Nunzia Ronchi, per molti anni a capo di un'azienda di materie plastiche, Federica Luzardi, titolare di un'azienda di servizi nel settore degli elettrodomestici e Roberta Tajè, responsabile dell'ufficio legale di un'associazione imprenditoriale.
Dagli interventi è emersa l'oggettiva difficoltà per le donne nel farsi accettare all'interno di un'impresa, specie se in ruoli dirigenziali: "All'inizio - racconta Nunzia Ronchi - venivo guardata con sospetto, sia in azienda, sia durante trasferte all'estero: con il tempo però sono riuscita a farmi accettare, ponendomi sempre con estrema umiltà e senza impormi in alcun modo”.
Le difficoltà aumentano se, come nel caso di Marisa Carnaghi, il settore in cui si opera è storicamente di competenza maschile: "Sono entrata nell'azienda familiare - racconta - che si occupa della produzione di macchine utensili, occupandomi di una società collaterale, per poi arrivare alla dirigenza dell'azienda principale, di cui oggi sono presidente. In questo passaggio, molte sono state le difficoltà, ma ho fatto leva su quella attenzione alla psicologia e ad avvertire i disagi di chi ci troviamo di fronte, che è tipica delle donne. Oggi l'entusiasmo è ancora grande e ritengo di riuscire ad infondere nei miei dipendenti tutta la voglia di portare avanti con orgoglio la mission aziendale, pensando a soluzioni sempre nuove ed innovative che ci permettano di essere costantemente competitivi sul mercato”.
Si è affacciata molto giovane al mondo del lavoro, Federica Luzardi, che ha condiviso, poco più che ventenne, insieme al padre, le difficoltà legate agli inizi della sua attività: "Mi sono trovata a lavorare in un settore che non conoscevo ma ho appreso sul campo: è importante uscire dalla nostra "zona di comfort”, mettersi alla prova con sfide sempre nuove. Io l'ho fatto e mi sono appassionata molto a questo lavoro: mi hanno sostenuta il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà. Noi donne non abbiamo bisogno di prevaricare, di imporci come leader: quello che conta è dimostrare nel concreto di avere le capacità”.
Una sfida accettata e vinta è anche quella di Roberta Tajé, che ha sperimentato sulla sua pelle quanto sia difficile per una donna rendersi credibile: per lei "le donne hanno decisamente una marcia in più, che consiste nella capacità di ascoltare, di capire il non detto, nell'abilità dimostrata ogni giorno su due fronti, quello del lavoro e quello della casa”.
I dati riguardanti l'imprenditoria femminile nella nostra provincia parlano chiaro: solo il 19% delle imprese è di proprietà di donne e il 32% è misto.
Per la maggior parte si tratta di servizi all'impresa e alla famiglia: più a rischio oggi, come ha spiegato Nunzia Ronchi, sono le imprese di commercio al dettaglio e l'impresa manifatturiera. Inoltre è sempre più difficile poter usufruire di forme di microcredito.
"E' un dato di fatto - spiega Marisa Carnaghi - che nelle imprese alcuni reparti con funzioni specifiche vengano recepiti dal mercato come non validamente rappresentati da donne. Nella mia azienda le donne impiegate sono circa il 10% e non è preclusa alcuna forma di flessibilità per venire incontro alle esigenze di chi ha una famiglia”.

04/06/2007

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa