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La memoria del lavoro

E' nato nel 1998, a Saronno, il Museo delle Industrie e del Lavoro, dove preservare gli strumenti del passato è un segno di sensibilità e di attenzione alla storia.

locomotiva elettrica, Ferrovie Nord Milano 1928
C'è un museo che meriterebbe maggior considerazione.
E' il Museo delle Industrie e del Lavoro saronnese, nato nel 1998 per opera dell'Associazione omonima, presieduta da Luigi Lazzaroni e costituita da un nutrito gruppo di volontari.
Sostenere il museo, che ha sede in un edificio delle Ferrovie Nord Milano, esempio di archeologia industriale risalente ai primi del secolo, significa sostenere una realtà che si propone di mantenere viva la memoria di un filone fondamentale della storia economica del territorio, che ha avuto, e in parte ha ancora, un ruolo di indiscutibile rilievo nel mondo industriale del Paese.
Pensilina Liberty, all'ingresso del museoDell'importanza di questa ancora non del tutto compresa istituzione si rendono ben conto le scolaresche che giungono numerose al museo, in cerca di testimonianze significative della storia industriale.
Una recente mostra sul centenario della Isotta Fraschini è stata motivo ulteriore di interesse da parte delle scuole, e non solo. Il gruppo anziani della Isotta Fraschini di Saronno ha riproposto, nelle tre sale del percorso museale, documenti e pezzi significativi dell'attività della gloriosa fabbrica, che sono andati ad affiancare i pezzi già presenti. Tra le chicche in visione anche l'albo d'oro dell'azienda dove compaiono, tra gli altri, i nomi di Mussolini, D'Annunzio, Balbo e Marinetti.
Particolarmente affollata la sala dedicata alla ricostruzione degli ambienti industriali, dove spiccano pezzi di notevole interesse: la Cemsa Caproni del 1947, auto di grande raffinatezza tecnica rispetto ai tempi, che tuttavia non raggiunse la produzione di serie; la macchina da stampa Intertype (1912), in uso alla grafica Luigi Monti; le macchine della Lazzaroni per la produzione di biscotti e amaretti (dalla frantumazione delle mandorle all'etichettatura); la famosa cassaforte della ditta Parma - oggi alla quarta generazione - utilizzata per l'altare d'oro nella basilica di Sant'Ambrogio a
macchina da stampa IntertypeMilano. E, ancora, un quadro di comando delle Ferrovie Nord Milano in uso fino a non molti anni fa e il motore marino Isotta Fraschini, progettato e costruito negli stabilimenti saronnesi della celebre azienda automobilistica. Vinse, in una particolare versione, un campionato mondiale di velocità sull'acqua per motori diesel nel 1982.
Fotografie e libri contabili spiccano invece nella prima sala, detta "della memoria", dove sono anche ricordati i padri fondatori delle industrie saronnesi: tra gli altri, Antonio Parma, Cesare Isotta e Oreste Fraschini, Ambrogio Campiglio e Gianni Caproni, Ernesto de Angeli e Giuseppe Frua, Giulio e Giuseppe Giannetti, gli avi Lazzaroni, Luigi Maria Monti e i Poss di Verbania.
E' in attesa di sistemazione la sala "delle innovazioni tecnologiche", che dovrà essere vero e proprio punto di incontro multimediale e luogo di allestimento di rassegne temporanee dedicate a produzioni innovative del territorio. Per ora ospita soprattutto pezzi d'epoca della Phonola, apparecchi radio e televisori, tra i quali un avveniristico televisore girevole del 1956, il cui design ha trovato spazio nelle sale del Guggenheim a New York.
motore marino Isotta FraschiniIl museo necessita ora di un sostegno più fattivo da parte delle Ferrovie Nord Milano e della Regione, che non hanno ancora mantenuto - sostengono i responsabili del museo - le promesse fatte. Quel che maggiormente dispiace al presidente Lazzaroni, al segretario Edgardo Tavazza e agli Amici è che addirittura certi pezzi delle Ferrovie Nord Milano stiano andando alla distruzione, nella totale indifferenza delle stesse ferrovie. Il museo li accoglierebbe volentieri nell'apposita area espositiva all'aperto che già esiste e ospita alcuni pezzi di grandi dimensioni, tra cui la pensilina liberty in ferro della stazione saronnese: fu a suo tempo salvata dalla distruzione, restaurata e ricostruita quale elemento evocativo dell'ambiente ferroviario del passato.
E' un dovere dicono al museo preservare i mezzi del passato, è un segno di sensibilità e di attenzione alla storia. Il messaggio non lascia spazio al dubbio.

02/15/2001

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