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Cittadini, non Sudditi

Lo Statuto del Contribuente è una conquista di civiltà. Una conquista, o forse una sconfitta, visto e considerato che i principi che esso afferma, così elementari per il senso comune, arrivano soltanto al compimento del 2000.
Una sconfitta se si pensa al passato, a tutto quanto i contribuenti hanno dovuto subire prima d'ora. E che, proprio in conseguenza delle cattive abitudini del legislatore fiscale e dell'amministrazione finanziaria, dovrebbero ora sparire in virtù del nuovo
Statuto. Ci ricordiamo tutti, ad esempio, la brutta abitudine di introdurre norme fiscali con decreto-legge, di effetto improvviso e avolte addirittura retroattivo, quasi sempre per la necessità di coprire buchi nel bilancio dello Stato dovuti ad una spesa incontrollata. Ora non potrà più accadere.
Così, finalmente, tra contribuenti e Fisco potrà prendere forma quel "patto” che abbiamo sempre invocato. Il divieto di "improvvisazione fiscale” soddisfa infatti l'esigenza, da tutti avvertita, di avere certezze riguardo all'entità del prelievo tributario. Cittadini e operatori economici devono sapere a priori quale sarà la loro sorte fiscale, devono avere certezze per poter prendere le rispettive decisioni di spesa familiare o di investimento produttivo, senza vedersi cambiare le carte in tavola in corso d'anno.

Questa certezza del prelievo tributario altro non è se non un aspetto del contratto sociale che è alla base di ogni convivenza civile e che fa la differenza tra essere trattati da cittadini piuttosto che da sudditi.
Gli imprenditori, poi, si ricordano bene i disagi incontrati durante le ispezioni tributarie, con gli uffici amministrativi dell'azienda "paralizzati” per il prolungarsi delle visite. C'era bisogno di arrivare al 2000 per veder affermati principi come il dovere del Ministero delle Finanze di stendere un codice di comportamento per le verifiche o quello di limitare a 30 giorni, prorogabili a 60 solo in casi motivati di particolare complessità, la durata della permanenze dei verificatori?
E ancora, l'impegno per il Legislatore ad assicurare chiarezza nella redazione delle disposizioni tributarie e, finalmente, l'estensione del diritto di interpello, con silenzio-assenso del Fisco sull'interpretazione del contribuente qualora la ripresa non venga firmata entro – si badi bene – ben 120 giorni dall'inoltro della domanda di chiarimento?

Ora, con lo Statuto del Contribuente il rapporto con il Fisco dovrebbe migliorare, anche se questa speranza fa il paio con l'amarezza per il ritardo con il quale lo Statuto ha fatto la sua comparsa nel nostro ordinamento giuridico.
Che il nostro sistema fiscale sia eccessivamente complicato, lo sanno tutti. Lo sanno i contribuenti e lo sanno anche i componenti dell'amministrazione finanziaria, che hanno interesse, al pari dei contribuenti, ad uno sfoltimento generoso. Speriamo che lo Statuto dei Contribuenti ottenga anche questo effetto.
Ma speriamo inoltre che, insieme alla semplificazione, si ottenga anche una riduzione della pressione tributaria. La Germania ha dato il "la”. La Francia sta studiando come seguire. Da noi, l'ex Ministro delle Finanze ha asserito che la Germania avrebbe copiato da quanto già fatto nel nostro Paese. Non credo che i contribuenti italiani capiscano.

09/04/2000

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