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Il futuro passa per le imprese

Il discorso del presidente uscente Alberto Ribolla, il contributo telefonico di Luca Cordero di Montezemolo, il dibattito con i due vice presidenti di Confindustria, Andrea Moltrasio e Alberto Bombassei, l'intervista a Eveline Christillin: questi gli interventi che hanno caratterizzato l'Assemblea Generale.


"Il futuro è certo anche la dimensione dell'utopia”, ma è soprattutto "la prospettiva del nostro agire quotidiano attraverso le complessità”. Con quell'attitudine che gli imprenditori hanno di guardare al domani tenendo "i piedi ben radicati nel presente, capendo qual è la direzione degli eventi, guardando all'orizzonte dei progetti e delle speranze”. Comincia da qui l'ultimo discorso da presidente dell'Unione Industriali di Alberto Ribolla, dal concetto che i titolari d'impresa hanno del futuro. Di fronte alla platea dell'Assemblea Generale che conta oltre 700 persone, Ribolla lancia lo sguardo sul domani, senza dimenticare di fare un bilancio dei quattro anni passati alla guida della compagine associativa. Da leader uscente parla di un'attività nella quale "abbiamo di volta in volta messo in luce i temi della competitività e dell'innovazione, della globalità e della specializzazione, dell'apertura internazionale e della collaborazione tra le parti sociali”. Tutte iniziative che hanno avuto come base la consapevolezza che "l'unico vantaggio competitivo per il nostro sistema è il capitale umano”. Per questo costantemente valorizzato. "Abbiamo fatto un cammino insieme - dice rivolgendosi agli associati - ritrovando i motivi della nostra partecipazione e sollecitando l'interesse dei politici, delle istituzioni, di tutte le realtà che in modi diversi hanno un ruolo nel garantire dinamismo al sistema economico”.
Da sinistra, Giancarlo Santalmassi, Eveline Christillin, Andrea Moltrasio e Alberto Bombassei
Ora, però, la domanda da porsi è "come sarà la nostra Varese, la nostra provincia, la più grande Lombardia tra dieci, quindi anni”. "Esserci” è la parola d'ordine. L'obiettivo da perseguire consapevoli che "lo spazio va conquistato e difeso con una grande arma vincente”, forse l'unica, "quella della qualità”. "La qualità - spiega Ribolla - della produzione industriale, naturalmente. Ma anche la qualità della vita, dell'ambiente, della politica, del lavoro, delle relazioni industriali, della cultura, della scuola”. Tutti fattori importanti per la crescita di un territorio, ribadisce durante l'intervento. Ma, sottolinea allo stesso tempo, "essere imprenditori vuol dire avere una responsabilità in più”. Prima ancora che alle istituzioni, Ribolla vuole rivolgere un appello alle imprese: "L'industria - è il monito - deve saper rispondere alla propria missione: creare lavoro, fare profitti, rispondere alla domanda dei mercati globali e ricercare con passione i sentieri della crescita”. Dalle imprese dipende il futuro di un'intera provincia le cui attese non devono essere tradite. Per questo, aggiunge, "vorrei immaginare un tessuto produttivo e insieme un modello di relazioni industriali capace di abbandonare i vecchi schemi, di rinunciare a difendere comode rendite di posizione, capace di muoversi negli spazi che si stanno aprendo nei grandi Paesi fino a pochi anni fa esclusi dalle linee del commercio internazionale e che ora si aprono sempre di più”.
In questo cammino verso lo sviluppo, però, avverte il presidente uscente, "il ruolo della politica è fondamentale. Una politica che sappia muoversi per obiettivi, che abbia un forte spirito di servizio, che concepisca il potere come organizzazione, non tanto e non solo del consenso, quanto di una comune e solidale volontà d'azione”. Parole rivolte al presidente della regione così come al consigliere di circoscrizione.
Argomenti che in parte riprende nel suo intervento telefonico un febbricitante presidente di Confindustria. Luca Cordero di Montezemolo, in collegamento con l'Assemblea, ribadisce che "in questo Paese occorre creare le condizioni giuste per operare al meglio, per essere competitivi, per poter premiare i migliori”. Un compito che è delle istituzioni il cui obiettivo primo non può che essere "la riduzione del debito pubblico e il taglio delle spese inutili per reperire risorse per il futuro”. Ma anche delle imprese "che devono fare bene il loro mestiere investendo, innovando, andando all'estero”. Perché alla fine "la ripresa non la fa la politica, la fanno gli imprenditori”. Gli stessi che in questi ultimi anni "si sono rimboccati le maniche” contribuendo così "a una crescita, l'attuale, che è merito delle aziende”. Breve, coinciso, ma efficace: il discorso di Montezemolo è tra i più applauditi dalla platea. Un intervento che chiude la tavola rotonda dedicata al tema dell'Assemblea: il futuro. A parlarne, stimolati dalle domande del direttore di Radio 24, Giancarlo Santalmassi, ci sono due vice presidenti di Confindustria: Alberto Bombassei (con delega alle relazioni industriali e agli affari sociali) e Andrea Moltrasio (Europa). Pensioni, energia, ricerca: temi dai quali dipende la competitività delle imprese, tutti toccati durante il dibattito. Immaginando il futuro, così come richiesto dal titolo dato all'assise, Moltrasio parla di un suo "sogno” relativo a "un'energia europea e liberalizzata”. A un mercato non più solo nazionale, ma continentale "che potrebbe dare alla Ue quella capacità di negoziare nei confronti di quel colosso che è la Russia. Questo oggi non è ancora possibile, ma è sempre più auspicabile. Non si tratta di un'utopia, ma di una possibilità concreta per la quale dobbiamo lavorare in modo serio e forte. Bisogna liberalizzare il settore e far nascere i mercati”. Un auspicio che è lo stesso di Bombassei: "Un mercato unico a livello europeo significherebbe avere un maggior potere negoziale, con la capacità, inoltre, di differenziare le fonti”. Passaggio fondamentale, spiega il vice presidente di Confindustria, per uscire da quel circolo vizioso di oggi nel quale "ci agitiamo tutti per un gas che costa poco alla fonte e tanto agli imprenditori”.
Energia, ma non solo. Il futuro delle imprese, avverte Bombassei, dipende anche da una giusta regolamentazione dei flussi migratori. "Penso che sia importante favorire una corsia privilegiata per l'immigrazione qualificata, diversi Paesi lo fanno già e con buoni risultati”. Occorre, dunque, non essere da meno, perché "distinguere a favore delle professionalità - è stato l'appello lanciato da Varese - ci permetterebbe di non perdere, solo per colpa delle formalità, talenti preziosi che arrivano dall'estero”.
Proposte di strategie per un intero Sistema Paese, quelle emerse durante la tavola rotonda, alle quali si è affiancata l'esperienza di una donna che il futuro lo ha saputo immaginare veramente, fin nei dettagli: Eveline Christillin, che è stata vice presidente del Comitato organizzatore delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Una sfida vinta, spiega introducendo la ospite Santalmassi, "nonostante il pessimismo strisciante dei mesi che hanno preceduto l'evento”. Come c'è riuscita? "Il primo passo fondamentale è stato capire che la vera scommessa si giocava non sul fronte delle strade da costruire, degli stadi da realizzare, della sicurezza da garantire e degli abbellimenti da apportare alla città”. Non perché questi non fossero dei fattori determinanti per il successo, "ma perché tutte queste opere devono essere date per scontate nel momento stesso in cui si decide di organizzare un evento come le Olimpiadi”. Semmai il segreto è stato quello "di essere riusciti a coinvolgere l'intero territorio, la città, la gente”. Come un progetto condiviso che ha ridato lustro a Torino e alle valli alpine che la circondano. Lo stesso che, suggerisce la Christillin, "potrebbe riuscire anche a Varese in occasione dei mondiali di ciclismo del 2008”.

06/14/2007

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