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Il mercato vincerà

Vittorio GandiniLa decisione del consiglio di amministrazione di Alitalia di concentrare l'attività della Compagnia su Fiumicino, abbandonando numerose tratte intercontinentali che fanno base a Malpensa, è apparsa una decisione miope perché destinata ad aggravare, anzichè migliorare, la situazione del suo conto economico.
Una situazione tanto disastrosa da richiedere un piano industriale coraggioso, tutto proiettato al rilancio, da attuarsi in tempi brevissimi. Un piano finalizzato ad aggredire il vero problema della Compagnia, quello della sua scarsa competitività rispetto alla concorrenza. Invece, ecco le scorciatoie, le scelte tampone di breve periodo. Scelte miopi, appunto, perché non tengono conto di un importante dato di fatto e cioè che il 70% dei biglietti aerei viene staccato nel Nord Italia. Qui si sviluppa la maggior parte della domanda di traffico aereo, qui sta la parte più industrializzata del Paese, che ora si sente comprensibilmente tagliata fuori, tradita nelle sue aspirazioni a rendere sempre più internazionalizzato un apparato produttivo che, proprio grazie alla spinta verso l'estero, ha ritrovato negli ultimi tempi lo slancio indispensabile per assicurare ancora lavoro, occupazione, benessere.
Ci si è correttamente interrogati su dove stia la politica, se viene lasciata solo ad un consiglio di amministrazione la responsabilità di una scelta che non riguarda soltanto le sorti di Alitalia ma che, coinvolgendo Malpensa, finisce per essere una decisione di politica dei trasporti di questo Paese e, dunque, in ultima analisi, una decisione di politica economica. E con rammarico, per non dire rabbia, ci si trova ancora una volta a constatare come le esigenze dell'Italia che produce vengano trascurate.
Sì, perché si tratta di una decisione che contraddice gli investimenti fatti negli anni dentro e fuori l'aeroporto, annulla la decisione presa in Europa (che per questo ha finanziato l'ampliamento dell'aerostazione) di fare di Malpensa l'hub del centro-sud del Continente, depaupera le potenzialità di questa vasta area del Paese con le sue numerosissime imprese: è l'intero Paese che perde ricchezza.
Malpensa, in ogni caso, è in crescita e non può che essere così vista la sua collocazione nella geografia economica italiana. Essa presenta, secondo le ultime statistiche, ottime performance quanto a puntualità, tale da essere considerata la struttura più efficiente d'Europa. E anche quelle relative al trend di aumento del traffico passeggeri sono costantemente in rialzo, con balzi in avanti percentuali a due cifre.
Il traffico passeggeri nei due aeroporti di Malpensa e Linate, come risulta dagli ultimi dati dell'Enac, è superiore a quello di Fiumicino e il traffico merci è quasi tre volte tanto. Il 70% dei biglietti internazionali si vendono, come detto, da Bologna in su e le grandi rotte intercontinentali per il Nord America e per il Far East passano per il Nord Atlantico e la Siberia. Del resto, nel 2005 il 34% dei passeggeri di Malpensa è risultato in transito: un dato, questo, certamente più in linea con quelli, ad esempio, di Londra (35,9%), Madrid (35,0%), Parigi (32,5%) che con quello di Roma (25,7%).
Ci sono dunque margini perché Malpensa possa ugualmente aspirare a svilupparsi, con o senza Alitalia. Ma - ci si domanda - a quale prezzo, con quali costi e con quali tempi?

09/21/2007

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