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La Questione Settentrionale

Vittorio GandiniDopo che i cittadini italiani hanno respinto, nel referendum confermativo dello scorso giugno, la legge di riforma delle istituzioni approvata poche settimane prima, la Questione Settentrionale non è venuta meno ed ha, anzi, ripreso ad animare il dibattito politico grazie anche ad un autorevole intervento del Capo dello Stato, il quale ha affermato all'ultimo Workshop Ambrosetti di Cernobbio che "il capitolo delle riforme istituzionali e costituzionali non è chiuso", richiamando così la necessità di fare quelle riforme dei meccanismi istituzionali finalizzata a modernizzare, a ormai quasi sessant'anni dall'approvazione della Costituzione repubblicana, i meccanismi di governo del settore pubblico e a rendere più spediti i processi decisionali anche in un'ottica di "poteri decentrati", per usare le stesse parole del Presidente Napolitano.
Ci si chiederà: che c'entra in tutto questo la Questione Settentrionale? C'entra, perché è proprio la parte più dinamica del Paese ad invocare da tempo quelle riforme che, ispirate dal principio di sussidiarietà, dovrebbero restringere le attribuzioni dello Stato e allargare quelle delle Regioni a statuto ordinario con l'idea che ciò faccia guadagnare al sistema più snellezza ed efficienza, anche grazie alla possibilità di poter disporre direttamente, da parte di queste ultime, delle risorse generate sul proprio territorio attraverso il gettito fiscale, seppure con i temperamenti di un giusto e doveroso sistema perequativo tra Regioni più ricche e Regioni più povere.
Non c'entra, invece, se si confonde la Questione Settentrionale con una supposta spinta autonomista che potrebbe essere guardata come un rischio di spaccatura. Questo rischio non esiste perché i temi di discussione riguardano cose concrete - il potenziamento delle infrastrutture, l'auto-sufficienza energetica, l'efficienza dei servizi ai cittadini, oppure, come chiedono alcune Regioni del centro Italia, la gestione del patrimonio storico-artistico - più che questioni di filosofia politica.
La Questione Settentrionale è più che mai attuale e va risolta. L'auspicio è che si sgomberi il campo dagli equivoci e la materia venga affrontata senza pregiudizi ideologici ma con spirito pragmatico. Il Settentrione attende risposte. Teniamo presente che non si tratta di corrispondere a domande egoistiche, che l'interesse del Settentrione non è diverso da quello del resto del Paese. Dare più chance al Settentrione incrocia l'interesse del resto d'Italia. Per questo, la Questione Settentrionale è, in realtà, una Questione Nazionale.

09/22/2006

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