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Tribunale del Malato: "Sanità varesina poco rispettosa del paziente"

Il Tribunale per i Diritti del Malato ha ricevuto 150 segnalazioni nel solo anno 2000. "C'è scarsa attenzione verso la persona… Si bada troppo agli aspetti tecnici e ai vincoli economici" denuncia la Presidente, Pinuccia Moracci.

L'inchiesta di Varesefocus volge lo sguardo anche a chi, con un impegno tutto volontario, si mette a disposizione dei pazienti che quotidianamente devono fare i conti con esempi di cattiva sanità in provincia di Varese.
"…E di casi del genere, purtroppo, ce ne sono anche negli ospedali del nostro territorio. Pensi che solamente lo scorso anno abbiamo ricevuto ben 150 segnalazioni, in pratica una ogni due giorni!" ci dice sconsolata Pinuccia Moracci, Presidente di quel Tribunale per i Diritti del Malato che, coinvolgendo anche avvocati e medici legali, dall'inizio degli anni Novanta opera nelle strutture sanitarie di Angera, Busto Arsizio, Gallarate, Saronno e Varese.

Qual è, allora, il male peggiore che affligge queste strutture?
"Credo che i problemi siano comuni agli ospedali della Lombardia. Per le altre zone d'Italia non saprei esprimermi.
Nonostante la qualità dell'assistenza sanitaria, in generale, non sia scadente, le ragioni amministrative si vanno sempre più affermando: c'è la tendenza a considerare il paziente quasi esclusivamente come una sorta di
macchina da aggiustare il più in fretta possibile per poi liberarsene.
Si fa un'applicazione tecnica, molto fredda delle procedure senza guardare alle esigenze delle persone".

E questo incide soprattutto sugli anziani…
"Certo, perché costituiscono l'anello più debole della nostra società!
Pensi al caso di un anziano che si procura una frattura. Nei nostri ospedali viene trattenuto rigorosamente soltanto per il tempo strettamente necessario all'intervento primario, che oltretutto è sempre più breve. E poi viene espulso, con la conseguenza che i famigliari non sono in grado di continuare le cure nelle loro abitazioni.
Se poi questo anziano non ha nessuno che badi a lui…".

I posti disponibili per la riabilitazione sono insufficienti…
"Ed inoltre interessano poco economicamente: l'impiego di risorse è elevato rispetto al tornaconto e allora si preferisce che la riabilitazione continui a domicilio.
Spesso l'ADI (assistenza domiciliare integrata) non può attendere a tutte le richieste. Ne deriva il peggioramento della situazione, che a volte porta la persona anziana alla non autosufficienza… e tutto quello che ne consegue".

Non è possibile prolungarne la permanenza nelle stanze ospedaliere per la riabilitazione?
"Provi a chiedere qualcosa del genere e vedrà quale sarà la risposta!
Talvolta le dimissioni degli anziani dagli ospedali, soprattutto degli ammalati cronici, possono essere assimilate a dei veri e propri atti di violenza! Noi le chiamiamo 'dimissioni selvagge' che costringono a far ricorso alle case di riposo. A proposito: stiamo conducendo un'indagine su queste ultime strutture in provincia di Varese: i risultati saranno resi noti il prossimo anno".

In questo 2001, invece, state elaborando delle statistiche sulla base delle denunce ricevute…
"Le posso anticipare che sono piuttosto pesanti le conseguenze degli errori diagnostici e terapeutici dovuti alla fretta e al non ascolto della persona".

Che cosa significa pesante?
"Per una persona o una famiglia anche il caso singolo è terribilmente pesante. Pensi che abbiamo delle persone che, per un errore sanitario, hanno dovuto rinunciare al lavoro".

E' frequente il ricorso alla Magistratura?
"Nei casi riferiti a strutture pubbliche spesso si fa ricorso ancora al giudice ordinario.
In quelli relativi a cliniche private, invece, è in crescita la tendenza verso la soluzione extragiudiziale".

C'è un settore clinico per il quale più spesso dovete intervenire?
"La risposta è facile pensando a quanto detto prima in riferimento agli anziani. Il settore è quello della Neurologia. Il nonno colpito da un ictus, anche modesto, dopo pochi giorni d'ospedale viene dimesso e rimandato a casa; così pure per i giovani portatori di malattie croniche. Ma che cosa possono fare i famigliari per aiutarli a riprendersi completamente?
Sono parecchi i contrasti che in casi come questo nascono fra gli stessi famigliari, l'ospedale e l'assistenza di base.
Lo ripeto: si bada troppo alla soluzione clinica del caso e al numero di prestazioni. Molto poco agli aspetti umani legati alla vicenda del paziente".

Per finire: dia un voto da uno a dieci alla sanità varesina…
"Nonostante qualche punta d'eccellenza, il mio giudizio complessivo non raggiunge la sufficienza piena, considerando anche che troppo spesso le strutture sono obsolete e non a norma".

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Sono una gamma articolata i canali attivati dall'Azienda Ospedaliera di Busto Arsizio per far conoscere i propri servizi. Dispone di un sito internet per i navigatori in rete, di alcune pagine in televideo sulla TV locale Rete 55. Pubblica mensilmente il notiziario "Flash news" (4.500 copie) indirizzato a tutti i dipendenti, ad uffici, funzionari e leader istituzionali (locali, provinciali e regionali) impegnati ed attivi in campo sanitario e non, associazioni di volontariato, operatori sanitari territoriali, ecc… Pubblica, inoltre, il notiziario bimestrale "Flash.com" (circa 700 copie) studiato ad hoc e destinato ai medici di famiglia, ai pediatri di libera scelta, alle farmacie.

05/17/2001

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