E’ il momento di un nuovo inizio. Settembre e l’autunno in generale, forse ancor più di gennaio, rappresentano il momento dei propositi, dei progetti, delle idee. E oggi più che mai si sente il bisogno di riprendere la nostra quotidianità guardando con speranza a quelle aule delle scuole dove da pochi giorni è suonata la prima campanella. Si ricomincia. Dopo un’estate scandita da fatti tragici come l’attentato di Nizza, la follia omicida che ha colpito Monaco, il terremoto in Lazio e nelle Marche, la continua perdita di vite umane nel Mediterraneo, la guerra che non dà tregua al Medio Oriente a cui si aggiunge ancora una volta l’orrore della scoperta di fosse comuni. Così come le imprese sentono il bisogno di investire su una nuova “generazione d’industria”, così anche la nostra società, il nostro territorio ha la necessità di ricostruire la propria capacità di credere in una futura classe dirigente, in una nuova generazione in grado di cambiare i piccoli grandi mondi in cui viviamo e con cui ci relazioniamo.

Due sfide che vanno di pari passo. Nel parlare di queste speranze di rinnovamento c'è, infatti, sempre il rischio di cadere o nei discorsi da massimi sistemi (troppo astratti e poco pragmatici), o nei luoghi comuni (attraverso i quali deviare dalle proprie responsabilità).
E invece non c'è niente di più concreto e innovativo che investire sui ragazzi. Basta farlo con progetti fattibili, ancorché non di massa. In questo l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, insieme alle proprie imprese associate, intende svolgere la sua parte. Come leggerete nel focus che apre questo numero di Varesefocus, con il nuovo anno scolastico parte anche la sesta edizione del Progetto Generazione d’Industria che ha l’obiettivo di riportare la cultura d’impresa negli istituti del territorio e tra i ragazzi. I dettagli li trovate tutti nell’articolo all’interno della rivista. Qui, però, e giusto dare il senso di un’iniziativa con cui le aziende, ancora una volta, si assumono un ruolo di attore sociale il cui compito e quello di dare continuità e speranza alla crescita del territorio e delle singole comunità locali nelle quali operano, con uno sguardo sempre più glocale. A chiedere alle aziende di fare propria questa responsabilità e stata d’altronde la stessa recente riforma della Buona Scuola che ha introdotto un periodo obbligatorio di alternanza scuola-lavoro, con cui affiancare alle lezioni in aula delle prime esperienze di conoscenza del mondo del lavoro.

Ancora una volta viene chiesto alle imprese di porsi al centro della costruzione del futuro, non solo del Paese, ma delle future generazioni. Lo sforzo è concreto. Comprendendo in un computo lo scorso anno scolastico, quello cominciato e il prossimo, quando la riforma entrerà a regime, parliamo di 1,5 milioni di ragazzi a cui è richiesto di fare un’esperienza di alternanza di almeno 200 ore per i licei, che salgono a 400 per gli istituti tecnici e professionali. Nella sola provincia di Varese si arriva ad una stima di 21mila ragazzi. Accettiamo la sfida. Perché ne capiamo l’importanza e la portata. Diffondere la cultura d’impresa tra i giovani non significa solo insegnare loro un lavoro. L’impresa è un patrimonio di conoscenza non solo tecnica. E' luogo di inclusione, di opportunità, di meritocrazia, di leva sociale, di rispetto degli e di rapporto con gli altri, di collaborazione, di crescita personale, di stimolo, di affermazione. Ogni giorno in azienda è un nuovo inizio, è un rimettersi in gioco. Questa la lezione più importante che dobbiamo trasmettere ai nostri giovani. L’impegno nelle e delle imprese può cambiare la nostra società. In un recente evento celebrativo di un importante istituto del territorio, il Presidente dell’Unione Industriali, Riccardo Comerio, ha avuto modo di affermare di fronte ad una platea di studenti come sia necessario “accettare il fatto che vivremo nei prossimi anni in un mondo molto complesso”, aggiungendo, però, che “non dobbiamo mai arrenderci al fatto di non poterlo cambiare. Nell’affermazione della civiltà, del dialogo, della conoscenza e della convivenza pacifica tra culture e religioni diverse la scuola - ha aggiunto - ha un ruolo fondamentale e strategico per il nostro, il vostro futuro”. Un ruolo che è anche delle imprese che grazie al loro concreto impegno nell’alternanza scuola-lavoro, così come dimostrano le oltre 30 aziende che hanno aderito e investito tempo e risorse in “Generazione d’Industria”, possono essere anche luoghi dove coltivare semi in grado di trasformare il difficile presente in un domani fatto di cittadini del mondo. Un nuovo inizio è possibile. A condizione che si creda nei ragazzi quale concreta speranza per una società migliore di quella che la nostra generazione sta consegnando loro. Un passo per volta. Un progetto per volta. Basta non fermarsi, però. Qualunque cosa succeda, se no ci sentiremo perduti. E' anche per questo che una scuola distrutta da un terremoto ci fa tanta paura. Perché di fronte a una  tale immagine ci sentiamo privati della speranza nel futuro.
Serve dunque investire e, là dove si renda necessario, ricostruire. Portando un po’ più di impresa nella scuola e un po’ più di scuola nell’impresa.

Leggi anche:
"Per chi suona la campanella"
"Generazione d'Industria"
"Viaggio intorno al Polo"
"Vi racconto il mio stage in Eolo"



Articolo precedente Articolo successivo
Edit