“L’idea della quotazione era nella mia mente sin dal 2001, quando ho deciso di costituire Openjob e, a pagina cinque, di quello che allora era un business plan piuttosto semplice, avevo messo nero su bianco, tra gli obiettivi da raggiungere, Piazza Affari. Oggi posso affermare con un pizzico di orgoglio che il 3 dicembre 2015, ciò che per molto tempo è stato un bel sogno chiuso in un cassetto, è divenuto realtà”. Rosario Rasizza è Amministratore Delegato di Openjobmetis, l’agenzia di lavoro che è, in ordine di tempo, l’ultima società con sede in provincia di Varese (Gallarate) ad aver debuttato in Borsa Italiana. Nello specifico, sul segmento Star di Mta, ossia il mercato principale. Un’operazione che in termini finanziari si chiama Ipo (Offerta Pubblica Iniziale), che ha permesso all’azienda di Rasizza di raccogliere sul mercato 33 milioni di euro. Ma quello di Openjobmetis non è stato l’unico sbarco a Piazza Affari per un’impresa del Varesotto nel 2015. Altro caso è stato quello che il 9 luglio ha visto come protagonista la Lu-Ve di Uboldo, impresa attiva nella produzione di impianti per la refrigerazione e il condizionamento, che si è quotata all’AIM Italia, il mercato di Borsa Italiana dedicata alle piccole e medie imprese. Ma, precisa Matteo Liberali, Ceo dell’azienda “stiamo lavorando per il passaggio al mercato superiore”, Dall’Aim all’Mta, dunque.

Quando e perché una società dovrebbe collocarsi in Borsa? Per finanziare quali progetti? Con quali obiettivi industriali e finanziari? Ecco le risposte di chi, in provincia di Varese, il passo verso Piazza Affari lo ha fatto di recente: Openjobmetis e Lu-Ve

Due casi di aziende della provincia di  Varese che, nel recente passato, hanno deciso di fare un passo verso il mercato dei capitali, ai quali potrebbero presto seguirne degli altri. Almeno sulla carta i presupposti ci sono tutti, come spiega Fabio Brigante, Relationship Manager - Primary Markets di Borsa Italiana: “Secondo i dati del nostro database interno in Italia sono circa 900 le società con una capitalizzazione inferiore a 500 milioni potenzialmente quotabili. Guardando solo la provincia di Varese sono almeno 30 le aziende con un potenziale interessante per la quotazione”.
Ma quando un’azienda decide o dovrebbe decidersi di collocare le proprie azioni sul mercato? Fabio Brigante non ha dubbi: “La Borsa è uno straordinario veicolo di crescita per le aziende. La quotazione può supportare l’azienda nei progetti di sviluppo,  sia per finanziare acquisizioni, investimenti in nuovi impianti e in ricerca e sviluppo, il piano di internazionalizzazione o l’estensione della rete commerciale, sia per ridurre i rischi di perdita di quote di mercato, l’eccessiva dipendenza dalla leva finanziaria o di essere preda e non predatore in un processo di consolidamento del mercato. Oggi un imprenditore interessato alla Borsa considera anche il valore che lo status di società quotata garantisce, come l’attrazione di risorse qualificate, l’aumento della forza contrattuale verso clienti e fornitori e la trasparenza dell’azienda”.
Diverse, per esempio le esigenze che hanno mosso Openjobmetis: “In primis - racconta Rosario Rasizza - la società, sin dalla sua nascita, si è contraddistinta per una crescita costante, sia per linee interne che esterne, per cui, dopo aver raggiunto dimensioni di rilievo, abbiamo sentito la necessità di trovare nuovi capitali per proseguire il percorso di crescita. Inoltre, un’altra esigenza era quella di dare l’opportunità agli azionisti di rendere più liquido il loro investimento nel medio termine. C’era infine una terza motivazione: avere la possibilità di operare attraverso uno scambio di azioni per nuove acquisizioni, configurando quindi un’ipotesi di scambio ‘carta con carta’. Questo comporta diversi vantaggi, perché consente di avere un’opzione in più da offrire durante le fasi di trattativa ed evita un incremento del debito della società, potendo passare anche attraverso un aumento del capitale”.
Per Lu-Ve, invece, si è trattato di “un atto di amore verso l’azienda”. Così definisce l’operazione, il Ceo Matteo Liberali, parafrasando il padre Iginio: “Pur mantenendo saldamente il controllo (sul mercato c’è circa un quarto delle azioni), abbiamo voluto accelerare il nostro processo di crescita. Coerenti con la nostra tradizione di innovazione e di differenziazione, anche per quotarci sul mercato Aim, abbiamo scelto uno strumento nuovo nel panorama borsistico italiano: la fusione per incorporazione con una Spac (Special Purpose Acquisition Company). Siamo anche particolarmente orgogliosi del fatto che siamo i primi del settore a esserci quotati”. Con un’operazione che per Lu-Ve ha significato “un’iniezione di 50 milioni di euro di capitali freschi”.

Secondo Fabio Brigante di Borsa Italiana solo nel Varesotto “sono almeno 30 le aziende con un potenziale interessante per la quotazione”

Le storie di Lu-Ve e Openjobmetis, però, rischiano di essere dei casi, se non isolati, quanto meno rari. “Il rapporto tra la capitalizzazione di Borsa Italiana e il Pil – spiega ancora Brigante di Borsa Italiana – è storicamente più basso in Italia rispetto agli altri Paesi Europei anche se di recente sempre un maggior numero di società sono arrivate in quotazione”. Qualcosa, però, si sta muovendo. Ultimamente, racconta ancora Brigante, “l’approccio delle società nei confronti del mercato è migliorata in modo significativo;  solo negli ultimi due anni su Aim Italia abbiamo avuto oltre 40 Ipo”.
Ma quotarsi per finanziare cosa. Per esempio, quali sono le future prospettive di sviluppo industriale di Openjobmetis dopo lo sbarco in Borsa?  “Per il futuro – illustra Rasizza - intendiamo proseguire nella nostra strategia di crescita per linee interne ed esterne. Per quanto riguarda possibili operazioni di Mergers & Acquisitions abbiamo sul tavolo qualche dossier interessante che stiamo valutando con molta attenzione. Attualmente però non c’è ancora nulla di concreto, siamo esclusivamente in fase di analisi e valutazione. Per linee interne, invece, proseguiremo con un processo di diversificazione e di creazione di prodotti verticali, per non limitare la nostra offerta di servizi. Desideriamo inoltre continuare ad ampliare la nostra gamma di servizi all’interno di sempre più assortite aree di specializzazione, come ad esempio abbiamo fatto di recente aprendo la nuova area Agroalimentare”.
Ampliarsi è, allo stesso tempo, la parola d’ordine di Lu-ve, come spiega Matteo Liberali: “Prima ancora di pensare alla quotazione, avevamo già definito piani di crescita e potenziamento di molti dei nostri plant, su di un orizzonte temporale di cinque anni. Avevamo previsto investimenti complessivi per oltre 30 milioni di euro, nel solo periodo 2014/2016. Abbiamo completato l’ampliamento dello stabilimento Sest - Lu-Ve di Lipestk (Russia) e quello di Tgd in Italia. Stiamo ultimando il piano 2015/2016, che riguarda gli stabilimenti di Lu-Ve Exchangers a Uboldo, Hts in Repubblica Ceca e Lu-Ve Changshu (Cina). Alla fine dell’anno avremo oltre 31mila mq di nuova superficie produttiva. Inoltre, abbiamo in corso altri investimenti per il potenziamento e l’innovazione di linee produttive, macchinari e processi. Non posso parlare degli altri progetti perché ora siamo sottoposti a una rigida disciplina sulle cosiddette informazioni ‘price sensitive’, in quanto società quotata”. Anche questo vuol dire quotarsi: misurare le parole.

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