Quando, a partire dal 2024, la Stazione Spaziale Internazionale verrà smantellata vedremo nascere la prima costruzione artificiale su un altro mondo: una base lunare sul lato nascosto della Luna. Lo ha affermato recentemente il prossimo Presidente dell’Agenzia Spaziale Europea: Johann-Dietrich Worner. Questa affermazione arriva inaspettata perché fino a poche settimane or sono sembrava che Marte fosse la prossima e più affascinante meta dell’esplorazione umana dello spazio su cui puntare. Dopo lo stuolo di sonde e rover che sono già arrivate e che ancora arriveranno su Marte, in un anno ancora imprecisato, ma tra il 2030 e il 2040, la Nasa vorrebbe portare lassù un gruppo di astronauti internazionale. Ma prima di questa sfida vi sono ancora 15-20 anni di tempo che serviranno per mettere a punto la tecnologia necessaria per la grande avventura.
 

Nel 2024 la Stazione Spaziale Internazionale andrà in pensione. E dopo? È già pronta un’altra missione: la costruzione di una base lunare sul lato nascosto del nostro satellite. Preludio allo sbarco su Marte

Quali sono i passi che le agenzie spaziali hanno in programma per partecipare a quella missione? La Nasa sembra averli ben definiti. Nel 2019 vuole catturare un pezzo di un asteroide (di 7-8 m di diametro) e portarlo vicino alla Luna. Una volta arrivato alla meta un gruppo di astronauti lo andrà ad esplorare per portare sulla Terra campioni prelevati da esso. Campioni che permetteranno di studiare l’evoluzione del nostro sistema solare e come affrontarli nel caso qualcuno di essi dovesse trovarsi in linea di collisione con la Terra. Per questo fine la Nasa sta costruendo una nuova capsula (Orion) e un nuovo potente razzo (SLS) che serviranno anche per l’esplorazione marziana.
Recentemente è stata avanzata la possibilità di un’altra impresa spaziale che potrebbe realizzarsi proprio nel medesimo periodo che vedrà la Nasa impegnata con l’asteroide e che potrebbe avere come agenzia trainante l’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea. Ad un simposio internazionale americano sul futuro dello spazio, Worner, ha avanzato l’idea di costruire una base permanente sulla Luna. Essa dovrebbe sorgere sul lato opposto del nostro satellite rispetto a quello che si vede dalla Terra, perché l’ambiente sarebbe ideale per una serie di ricerche scientifiche e per preparare il viaggio umano a Marte. Spiega Worner: “Sul lato ai noi oscuro della Luna si potrebbero costruire antenne per la radioastronomia che ci permetterebbero di esplorare l’Universo più lontano come è impossibile sulla Terra”. La Luna infatti, farebbe da scudo alle emissioni radio che vengono prodotte dall’uomo sul nostro pianeta e le antenne potrebbero ricevere solo ciò che arriva dallo spazio. La base inoltre, sarebbe luogo ideale per realizzare molti altri esperimenti che potrebbero diventare vitali quando l’uomo scenderà su Marte. Uno di questi ad esempio, sarà quello di estrarre dalle rocce acqua ed elementi utili alla sussistenza dell’equipaggio. E poi sarebbe il luogo ideale per sperimentare le infrastrutture da utilizzare sul pianeta rosso.
Anche Charles Bolden, responsabile della Nasa, si è detto molto interessato a un tale progetto e si è detto disposto a risolvere i problemi che si incontreranno: “Tra il 2020 e il 2025 dovremmo lavorare intensamente per creare attorno alla Luna le infrastrutture necessarie alla sopravvivenza della base e far si che si possa intervenire velocemente se ci fossero problemi”. Una base sul lato oscuro della Luna infatti, avrà bisogno di una rete di satelliti che facciano da ponte con la Terra per ogni genere di telecomunicazioni e si dovrà pensare ad avere in orbita lunare una navicella sempre pronta a scendere sulla Luna nel caso in cui quella che porta gli astronauti sulla superficie fosse impossibilitata.
 

L’annuncio della prima costruzione artificiale su un altro mondo è stato dato dal Presidente dell’Agenzia Spaziale Europea: Johann-Dietrich Worner

Ma per un equipaggio che dovesse rimanere sulla Luna per diverse settimane se non per qualche mese ci sarà un altro problema da risolvere, quello delle radiazioni cosmiche. Sono ormai numerose le ricerche che sostengono che una prolungata esposizione ai raggi cosmici può portare serie conseguenze all’organismo umano. Sarà necessario dunque, costruire la base in un ambiente che aiuti l’equipaggio a proteggere se stesso e le infrastrutture abitate. Per questo sarebbe molto utile individuare i “tubi di lava” che secondo varie ricerche esistono abbondanti sulla Luna. Secondo una ricerca della Purdue University, ne esisterebbero di dimensioni tali da contenere città come Varese o Milano.
Ma cosa sono i “tubi di lava”? Si tratta di grotte prodotte da eruzioni vulcaniche con lave molto fluide e calde (1000°C-1200°C). Durante lo scorrere di tali colate, la parte più superficiale a contatto con un ambiente più freddo si raffredda velocemente, dando origine a un tetto e a pareti solide. Si formano così dei tubi all’interno dei quali le lave continuano a scorrere per chilometri e chilometri. Alla fine dell’eruzione il “tubo” si svuota e rimane una grotta.
Sulla Terra ce ne sono molti, ma anche sulla Luna ne sono già stati individuate diversi e al loro interno si hanno le condizioni ideali per avere una barriera naturale alle radiazioni cosmiche. Tra l’altro per la minor gravità del nostro satellite queste grotte devono essere molto più grandi di quelle terrestri (possono essere alte decine di metri e larghe centinaia di metri) e offrire le migliori condizioni per la costruzione di manufatti. Quelle grotte dunque, sarebbero luoghi adatti per una base lunare permanente. Tra l’altro, una volta costruiti i radiotelescopi e sperimentati i sistemi da utilizzare su Marte la base potrebbe essere abbandonata e l’uomo potrebbe tornarci solo per fare manutenzione agli strumenti scientifici.



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