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La cucina nostrana, i prodotti tipici dello stivale e il nostro proverbiale “viver bene” hanno reso l’Italia famosa in tutto il globo. Una delle nostre principali attrattive per i turisti stranieri è di sicuro il buon cibo. Neanche a dirlo il Food è una delle famigerate “F”, insieme a Fashion, Forniture e Fast Cars, che rendono il made in Italy apprezzato ed invidiato in ogni dove. Come se non bastasse, di recente la dieta mediterranea è stata dichiarata Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità dall'Unesco, un riconoscimento che premia una tradizione millenaria fatta di amore e semplicità.

Intervista a tu per tu con lo chef-scienziato Marco Bianchi che ci spiega le radici della dieta mediterranea

C’è chi di questi valori ha fatto un vero e proprio stile di vita: Marco Bianchi. Il divulgatore scientifico per Fondazione Umberto Veronesi e autore di svariati libri promotori dei fattori protettivi della dieta, passa dal laboratorio ai fornelli per spiegare agli italiani in modo semplice ed intuitivo le regole della buona alimentazione attraverso consigli gastronomici che aiutino a restare in salute. “Il fatto che venga valorizzato molto di più in questi anni il made in Italy, secondo me – afferma Marco Bianchi – è dovuto al fatto che abbiamo una sensibilità maggiore dei grani antichi, piuttosto che dei legumi. Stiamo investendo molto tempo in quello che è realmente la dieta mediterranea e questo ha portato a farci conoscere maggiormente nel mondo”.

Per insegnare alle persone il vero valore del made in Italy è necessario andare alla riscoperta delle radici dell’alimentazione mediterranea, anche attraverso gli strumenti della nutraceutica, fondamentali per prevenire alcune tra le patologie più comuni. “Il made in Italy è nutraceutica e viceversa. La branca della scienza che ha messo in relazione il cibo e determinate patologie, quanto il cibo può influenzare il rischio di ammalarsi o proteggersi, non è altro che qualcosa di già innato – prosegue poi il divulgatore scientifico – . All’inizio del ‘900 consumavamo il doppio delle proteine vegetali rispetto ad oggi e mangiavamo un quarto della carne che consumiamo oggi. L’idea è quella di aver messo insieme i vecchi principi della dieta mediterranea e aver valorizzato quelli che sono i principi nutrizionali degli alimenti”.

Alla ribalta dei cibi sani ma gustosi, rigorosamente made in Italy, partecipa anche il raviolificio Lo Scoiattolo di Lonate Ceppino

Alla ribalta dei cibi sani ma gustosi, rigorosamente made in Italy, partecipa anche il raviolificio Lo Scoiattolo di Lonate Ceppino, che proprio insieme allo chef-scienziato Marco Bianchi ha sviluppato una linea di prodotti che va in questa direzione e sta avendo un successo non indifferente. “Noi facciamo del made in Italy - racconta il Direttore Marketing dell’azienda, Massimiliano Di Caro - la nostra forza perché produciamo un prodotto che è la pasta ripiena, tipicamente italiana e stiamo riuscendo ad esportarla. Sicuramente la scelta delle materie prime è alla base del nostro successo perché c’è una ricerca importante e a partire dalla materia prima non può che nascere un prodotto vincente”. Le tre tipologie differenti ed inusuali di paste ripiene vegane alle verdure grigliate, legumi e pesto rosso, senza lattosio, adatte a persone intolleranti, sono prodotte da Lo Scoiattolo utilizzando solo e solamente ingredienti di provenienza vegetale certificata.

Daniele Pozzi, docente LIUC: “La ricchezza della nostra cultura alimentare deriva dalla capacità di persone che, in passato, con poco riuscivano a compensare scarsità di mezzi grazie alla creatività”

Insomma, mangiare bene non solo può aiutarci a stare meglio, ma soprattutto fa parte della nostra cultura e non andrebbe mai dimenticato, come ricorda Daniele Pozzi, docente di Storia economica e d'impresa alla LIUC - Università Cattaneo.  “L’Italia era un paese in cui si mangiava poco, era una paese in cui si sapeva cos’era la fame e una parte della creatività che oggi ritroviamo nella ricchezza della nostra cultura alimentare viene proprio da questo, cioè da persone che con poco riuscivano a compensare scarsità di mezzi grazie alla creatività”.



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