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Per la prima volta dal 2000, quest’anno nessun patrimonio italiano è entrato in lizza per la prestigiosa “medaglietta Unesco”, nonostante questo il primato della Penisola nel ranking dei siti patrimonio dell’umanità riconosciuti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura resta al sicuro. Con 51 siti, infatti, l’Italia è la nazione al mondo più preziosa per l’Unesco, la Cina ci incalza (50 Siti riconosciuti) così come la Spagna che continua a crescere (44 Siti). Ma per provare ad allungare le distanze il nostro Paese, per il prossimo anno, ha già pronta una carta da giocare: nel 2017 l’Italia non mancherà all’appello con la candidatura appoggiatissima di “Ivrea città industriale del 20° secolo”. Rimane, però, il fatto che per quest’anno ci tocca ingoiare un boccone amaro.

A quota 51, l’Italia è il Paese con più luoghi riconosciuti dall’agenzia delle Nazione Unite come patrimonio dell’umanità. Quattro (cinque contando anche il fiume Ticino) sono in provincia di Varese. Un riconoscimento importante, certo, ma anche una grande responsabilità per tutti

Ma a livello italiano chi sono i territori con più patrimoni per l’umanità? Se la Regione Lombardia con i suoi 9 + 1 (quello immateriale del saper fare liutario di Cremona) Patrimoni Unesco, primeggia tra le regioni Italiane, la provincia di Varese è ancor più in primo piano perché con Sacro Monte di Varese, civiltà Palafitticola dell’Isolino Virginia, centro di potere e di culto dell’Italia longobarda di Castelseprio e il giacimento fossilifero del Monte San Giorgio vanta ben quattro siti patrimonio dell’Umanità, cinque se contiamo anche il Fiume Ticino classificato Riserva della Biosfera dall’Unesco nel 2002. Ma che cosa significa per una città vedere che un proprio monumento sia inserito nella lista dei siti patrimonio dell'Umanità? Per la comunità al quale il bene è affidato, l'inserimento nella lista Unesco è in genere motivo di grande orgoglio, mentre molti turisti individuano giustamente nell'appartenenza al patrimonio Unesco un marchio di sicura qualità ed attrattiva. Nello stesso tempo, tuttavia, ciò è una grande responsabilità perché quei valori in base ai quali il sito è stato riconosciuto devono essere tutelati e mantenuti nel corso del tempo, in una dimensione dinamica che richiede spesso difficili equilibri tra esigenze di tutela e valorizzazione. Entrare a far parte della Lista costituisce un riconoscimento a livello globale dello straordinario valore culturale del luogo candidato che deve essere conservato e trasmesso alle generazioni future.

Sulla base di un trattato internazionale, conosciuto come Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale e adottato nel 1972, l’Unesco riconosce che alcuni luoghi sulla Terra sono di “eccezionale valore universale” e che dovrebbero far parte del patrimonio comune dell’umanità. A oggi, sono 190 i Paesi che hanno aderito a questa Convenzione. I siti, per essere inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale, devono soddisfare almeno uno dei 10 criteri ufficiali di selezione:

  • rappresentare un capolavoro del genio creativo umano;
  • restimoniare un considerevole cambiamento culturale, in un dato periodo, in campo archeologico, architettonico, monumentale, tecnologico, artistico o paesaggistico;
  • essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa;
  • costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico o di un paesaggio, che illustri uno o più importanti fasi della storia umana;
  • essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale, rappresentativo di una cultura (o più culture) o dell’interazione dell’uomo con l’ambiente;
  • essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie, dotate di un significato universale eccezionale (questo criterio deve essere utilizzato in associazione con almeno un altro);
  • presentare fenomeni naturali eccezionali o aree di straordinaria bellezza naturale o importanza estetica;
  • costituire una testimonianza straordinaria dei principali periodi dell’evoluzione della terra, comprese testimonianze di vita, di processi geologici in atto nello sviluppo delle caratteristiche fisiche della superficie terrestre o di caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative;
  • costituire esempi significativi di importanti processi ecologici e biologici in atto nell’evoluzione e nello sviluppo di ecosistemi e di ambienti;
  • presentare gli habitat naturali più importanti e significativi, adatti per la conservazione in situ della diversità biologica, compresi quelli in cui sopravvivono specie minacciate di eccezionale valore universale dal punto di vista della scienza o della conservazione.

Ma com’è la situazione a livello di conoscenza, tutela e promozione turistica dei nostri “Four World Heritage”? Grazie all’intervento del Fai il sito di Castelseprio è quello che se la cava meglio: indicazioni, cartelli informativi e brochure multilingue. L’Isolino Virginia ha visto quest’anno una certa attenzione e promozione dopo anni di incuria, mentre di certo si potrebbe fare di più e meglio per la promozione del Sacro Monte di Varese, preziosità data forse un po’ per scontata dai varesini, e del giacimento fossilifero del Monte san Giorgio, molto meglio valorizzato probabilmente dagli svizzeri che condividono il patrimonio con noi.

Una domanda e invito per tutti, quindi: ci viviamo sopra, molte persone vengono dall’altra parte del mondo per vederli ma noi li abbiamo visitati questi quattro eccezionali Patrimoni dell’Umanità?. Chi vi scrive 3 su 4 , di cui uno in gita scolastica tanti tanti anni fa... perciò “Avanti, c’è posto!”.



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