Da una parte ci sono i dati positivi, come quelli relativi ad un calo dei tassi di interesse applicati (in coerenza con un Euribor ai minimi storici), o come la diminuzione della percentuale delle imprese che segnala ulteriori restrizioni del credito (anche perché il fondo è stato ormai toccato da tempo). Dall’altra, però, rimangono le note dolenti. Una su tutte: il calo, quasi un crollo, degli impieghi rilevati durante il periodo estivo. È questa la fotografia sui finanziamenti alle imprese nel Varesotto che emerge dall’ultima Indagine sul credito svolta dall’Area Credito e Agevolazioni dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Una rilevazione da cui emerge una prima curiosità: senza un business plan le imprese ormai rischiano di non poter andare da nessuna parte, soprattutto non possono più recarsi in banca chiedendo nuovi prestiti. Il 18% delle aziende, infatti, ha segnalato che di fronte alla presentazione di una domanda per nuove linee di finanziamento la banca ha chiesto di allegare alla richiesta un business plan. Quello che fino a pochi anni fa era un optional, ormai sta diventando gradualmente una prassi.

Le ombre: tra luglio e agosto 2016 si è assistito ad una diminuzione degli affidamenti di 300 milioni di euro

A livello prettamente numerico, invece, emerge un dato su tutti, quello che graficamente viene raffigurato come una sorta di montagne russe degli impieghi. Letteralmente. Secondo i dati della Banca d’Italia, infatti, ad aprile 2016 i prestiti concessi dal sistema bancario in provincia di Varese a famiglie e imprese erano scesi ad uno dei punti più bassi degli ultimi anni toccando il valore di 20,5 miliardi di euro. Da lì una repentina risalita, fino ad uno dei punti, invece, più alti: i 20,9 miliardi di giugno. Poi di nuovo il rapido declino, come una sorta di fase calante di un rimbalzo, coi 20,6 miliardi di agosto, sui livelli più o meno di marzo. Una dinamica che rispecchia anche l’andamento relativo al solo spaccato dei prestiti concessi alle imprese, che dagli 8,8 miliardi di aprile erano risaliti fino ai 9,1 miliardi di giugno, per poi cadere in picchiata tornando ad agosto a 8,8 miliardi. Tra le ombre della situazione creditizia nel Varesotto c’è poi quella quota del 39% delle imprese che ha segnalato come nel secondo trimestre 2016  si sia registrato un incremento delle spese e delle commissioni rispetto ai primi mesi dell’anno. In particolare, il valore medio della Commissione Disponibilità Fondi applicato dal sistema bancario locale si è attestato ad una media dello 0,24% trimestrale, sfiorando quindi l’1% annuale. Altro dato negativo è l’aumento delle insolvenze nei pagamenti da parte dei clienti, che coinvolgeva a inizio anno il 14% delle imprese e che nell’ultima indagine ha riguardato, invece, una quota maggiore: il 17% del campione.

Le luci: in diminuzione la percentuale di imprese che segnala ulteriori restrizioni nei finanziamenti

Tra i dati, invece, positivi c’è la bassa percentuale di imprese che ha rilevato un’ulteriore restrizione del credito: 11%. Una percentuale che scende ulteriormente tra le imprese maggiormente internazionalizzate, ossia con una quota di export superiore al 40% del fatturato. Per queste realtà produttive il peggioramento nell’accesso ai finanziamenti ha coinvolto solo il 7% del campione. Più in generale sono poche, il 17%, le imprese che segnalano aumenti dei tassi applicati. Complice l’Euribor ai minimi storici i tassi medi registrati dalla rilevazione indicano una media del 5,15% per lo scoperto di conto corrente, il 2,16% per lo smobilizzo salvo buon fine e l’anticipo fatture, il 2,29% per gli anticipi export ed il 2,32% per gli anticipi import. Parlando di luci, però, la metafora non è completa se non dessimo conto anche di alcune lampadine meno luminose come quelle rappresentate da segnalazioni di tassi massimi ancora intorno all’8% sia per cassa che per smobilizzi e del 6,80% per l’export.

Al 38% degli imprenditori è stata chiesta una fidejussione personale a garanzia del finanziamento

Il 13% delle imprese ha segnalato che a fronte dei fidi in essere è stata richiesta dalla propria banca una garanzia aggiuntiva che non era prevista in precedenza. Nella maggior parte dei casi (52%) tale garanzia è rappresentata dall’intervento di un Confidi. Significativa rimane anche la richiesta di garanzie personali integrative, di norma fidejussioni, a sostegno delle richieste di fido: 38%.



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