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Dalla produzione di materiale isolante, passando per le radio, i giradischi, i televisori fino all’attuale specializzazione nei monitor per uso medicale: i primi 90 anni della Fimi

Immaginatevi la scena: il paziente disteso sul lettino operatorio, l’anestesia in circolo, il chirurgo pronto per una delicata operazione e tutto a un tratto… i monitor si oscurano. Quanto è importante un “semplice” schermo in una situazione come questa? I display, all’interno di una moderna sala operatoria, sono fra i componenti più critici e delicati e contribuiscono, con le loro immagini, alla buona riuscita o meno di un’operazione, complessa o di routine che essa sia. “Progettare e produrre monitor medicali di altissima qualità e affidabilità è anche parte della nostra responsabilità sociale: è un modo per contribuire a salvare delle vite umane”. A parlare è Franco Martegani, Direttore Generale di Fimi Srl, una delle imprese più longeve del saronnese, forse sconosciuta ai più e persino ritenuta, ad un certo punto della sua storia, fallita. Ma come assicura Martegani in persona, l’azienda è viva e vegeta ed ha solamente “viaggiato sotto coperta per qualche tempo per sistemare qualche falla, ma ora siamo pronti ad aprire di nuovo al territorio le porte dei nostri stabilimenti”. Passata attraverso un percorso tortuoso, fatto di interpretazione di stili manageriali differenti, stravolgimenti, tagli e svariati passaggi di proprietà, la Fimi è arrivata nel 2017 a varcare la soglia dei 90 anni (ininterrotti) di attività con un fatturato e assunzioni in crescita.

E facendo una passeggiata nelle aree produttive dell’impresa di Saronno, la storia, l’evoluzione e l’innovazione si percepiscono tutte. Capita, infatti, di imbattersi, quasi per caso, in reperti risalenti agli inizi dell’attività aziendale, addirittura dell’anno di fondazione, il 1926. Quando ancora la Fimi, più nota allora con il nome del noto marchio di radio Phonola, produceva materiali isolanti. Nel giro di pochi passi si può, quindi, ripercorrere visivamente le tappe che la Fimi ha attraversato: anni Trenta produzione di radio e passaggio alla famiglia Poss, operante nel settore tessile; anni Cinquanta i primi televisori (è del 1957 il modello di “televisore girevole” dal design innovativo, oggi esposto al Museo Guggenheim di New York); 1969 entrata del gruppo olandese Philips.

È con la fine degli anni Settanta che per la Fimi ha inizio l’era dei monitor per l’informatica, con la realizzazione dei primi display (12” e 15” a raggi catodici) sviluppati per IBM Italia. Tra gli anni ‘80 e ‘90 l’impresa saronnese consolida il suo posizionamento nel mercato mondiale, fornendo i più grossi costruttori di pc e workstation, come Olivetti, Apple e HP.  A tempi di prosperità, tuttavia, ne sono seguiti di meno proficui: “Io sono arrivato nel 1997, periodo in cui l’azienda stava particolarmente male, aveva grandi perdite (12 miliardi di vecchie lire), c’erano incongruità nel portafoglio prodotti all’interno dell’azienda Philips e quindi o si (s)vendeva o si chiudeva”, spiega Martegani. E tra le due ipotesi, catastrofiche e dannose per versi differenti, a spuntarla è stato un processo di ristrutturazione, portato avanti e fortemente promosso dallo stesso Direttore Generale. “Siamo passati attraverso un grosso ridimensionamento del personale: da 350 a 35 persone, trovando una nuova collocazione agli addetti rimasti senza occupazione in Fimi. Abbiamo, quindi, portato avanti una ristrutturazione senza impatto sociale e, parallelamente, abbiamo intrapreso diverse partnership con imprese e competenze del territorio”.

La storia di questa azienda del Saronnese è stata caratterizzata da innovazione continua e grandi rinnovamenti. Ma alla vigilia di un anniversario così importante, l’ex Philips del Varesotto ha ancora in serbo molte sorprese

E qual è ora la situazione dell’azienda di Saronno? Dal 2010 sotto la bandiera della casa madre Barco, gruppo belga leader mondiale nel settore dei sistemi professionali di visualizzazione, la Fimi conta oggi 108 dipendenti diretti, è aperta a nuove assunzioni anche e soprattutto tra i giovani ma tiene in particolar modo “on board” le competenze acquisite nel corso degli anni. Con un catalogo ampio e variegato di prodotti, che spaziano dai display per raggi X, risonanza magnetica, endoscopia, ecografia, fino ad arrivare alla chirurgia robotizzata, le soluzioni customizzate rimangono uno dei core dell’attività produttiva di Fimi. “Noi facciamo parte della divisione medicale di Barco e abbiamo come responsabilità precisa la creazione di modelli che soddisfano esigenze particolari dei nostri clienti – spiega Franco Martegani –. Siamo nel mercato dei grandi produttori di sistemi e cerchiamo con loro di mettere a punto, con livelli di competitività massimi possibili, soluzioni adeguate al loro scopo”.

E i monitor prodotti in quel di Saronno hanno le destinazioni più disparate: Europa, America, ma anche Giappone e Cina. “Non troverete mai il nostro marchio – precisa il Direttore Generale –, ma Philips, General Eletrics, Siemens, Toshiba. In ogni ospedale del mondo potete trovare un monitor ideato e costruito da noi”. Progetti per il futuro? “Crescere, crescere, crescere. Attualmente lo stiamo facendo: abbiamo un fatturato del valore di mercato di circa 75 milioni di euro, quindi non siamo più tanto piccoli”. La strada è stata lunga, dalle prime radio targate Phonola ai moderni display medicali per avveniristiche operazioni in 3D. Ma la passione è sempre la stessa: “Siamo fieri di ciò che siamo”. 



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