Grazie all’intelligenza e volontà di un formidabile team, che si è dato molto da fare, dal 25 marzo arriverà ad Arona, cittadina lacustre sul lago Maggiore, l’Arco di Palmira.
Il sindaco Alberto Gusmeroli e l’assessore alla Cultura Chiara Autunno hanno così potuto annunciare la concretizzazione dell’evento “Passing trough, moving forward”, che si prevede porterà sul Verbano un turismo internazionale di grandi numeri, curioso di vedere la riproduzione del famoso monumento. 

La cittadina sul lago Maggiore diventa teatro di un evento che si preannuncia internazionale: la perfetta riproduzione in 3D del monumento siriano distrutto dall’Isis

Arona, ottenuta l’autorizzazione dall’IDA-Institute for Digital Archeology si pone così quale terza tappa, dopo Londra e New York, del tour dell’Arco di Palmira, esposto prima a Trafalgar Square e, in seguito, dal settembre 2016, nel Manhattan’s City Hall Park .
Si tratta della replica perfetta, riprodotta in scala su disegni in  tecnologia 3D, dell’arco, simbolo della città siriana, eretto tra il II e il III secolo d.C. e distrutto, a distanza di 2000 anni, dalla violenza Jiahdista. La miracolosa combinazione tra tecnologia e tecnica utilizzata, che ha consentito una perfetta riproduzione dell’arco, alta quindici metri, - anche con la partecipazione professionale italiana di una ditta di Carrara, può essere applicata per la fedele ricostruzione di importanti reperti, o monumenti, o edifici danneggiati a seguito di eventi calamitosi, come i terremoti. 

Arona è oltremodo titolata per ospitare l’evento, potendo vantare un buon museo archeologico, dedicato al direttore del museo di Palmira “Khaled al-Asaad”, ucciso per aver difeso fino all’ultimo, con la propria vita, i tesori della città, purtroppo ancora di recente ferita dalla barbarie che già l’aveva colpita. Lo stesso museo aronese, al quale saranno rivolti gli occhi del mondo, e che ospita importanti tesori della Civiltà di Golasecca - oltre a raffinati reperti, vasi, armi, amuleti e gioielli, rinvenuti tra Arona e Castelletto Ticino dall’età del Bronzo al Postrinascimentale - inaugurerà per l’occasione una mostra di approfondimento.  Ci si lasci sottolineare come, prenotandosi per un evento mondiale tra i più gettonati dello scorso anno, che porterà entusiasmo e turismo (con la passerella di Christo sull’Iseo è stato ritenuto dal New York Times tra i tre principali eventi del 2016), la bella cittadina del Sancarlone - la secentesca statua dedicata a San Carlo Borromeo, che raggiunge l’altezza della Statua della Libertà - potrà soprattutto dimostrare, partendo da quel formidabile, accomunante trait d’union che è la cultura, consonanza di sensibilità e interesse per il tema della bellezza e dell’invincibile sacralità dell’arte.

Una replica perfetta riprodotta in scala su disegni in tecnologia 3d dell’arco simbolo della città siriana

Arona vanta del resto un noto interesse per l’archeologia, essendo compresa in un più ampio territorio che ruota attorno ai laghi prealpini, dove l’antica presenza dell’uomo ha lasciato ovunque tracce importantissime e reperti rari. Proprio tali presenze hanno attirato qui studiosi nazionali e internazionali, facendo dell’archeologia una scienza di casa: e, quando diciamo qui, intendiamo, accanto ad Arona, altre realtà archeologiche museali del territorio lacuale. Ricordiamo tra le più note, oltre a quella di Arona, il Museo archeologico di Sesto Calende, quello dei vetri romani di Locarno, e quello notissimo di Varese, con i tesori archeologici di Villa Mirabello e il fertile, affascinante sito di reperti palafitticoli dell’Isolino Virginia. E altri di minori se ne potrebbero ricordare. Si tratta dunque di un vero e proprio circuito, costruito sul perimetro lacustre dei nostri laghi, che sarebbe tutto da vedere e conoscere: e mettere bene in mostra da parte degli amministratori locali, profittando dell’opportunità che Arona offre. Pensiamoci.
E' forse proprio lo sfregio della bellezza - espressione massima e tangibile della cultura di un popolo - a farci meglio capire quanto sia necessario amarla, conoscerla, difenderla. 

Per quanto barbari possano farsi i costumi nel tempo, e ripetute le cadute dell’uomo, non si riuscirà mai a umiliare l’intelligenza di chi crede nella cultura - miglior alimento della nostra vita - né a soffocare la speranza vissuta nell’amore per il bello.  
Khaled ci ha lasciato, ma ha lottato anche per noi: passeremo tutti sotto il suo arco, chineremo la testa pensando al sorriso buono, alla lezione nobile di quell’uomo che ha creduto, fino all’ultimo, nel valore della storia del suo Paese, della cultura e della bellezza. Grazie ad Arona, per averci portato l’arco di Palmira.
E grazie al direttore Khaled che ha difeso la sua cultura fino al sacrificio: noi, molto più fortunati del popolo siriano (nonostante le quotidiane lamentele) non sappiamo dimostrare il nostro amore per la bellezza. Non la difendiamo, a causa del nostro pensiero debole, né la valorizziamo al meglio, come si dovrebbe.



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