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Accettare la dura realtà per ripartire con slancio. La storia della squadra maschile del volley Saronno che dopo la conquista dell’A2 sul campo ha dovuto rinunciare con responsabilità alla promozione per motivi economici. Ma l’obiettivo è riprovarci subito  

Toccare il cielo con un dito, gioire, esultare per poi ritrovarsi a fare i conti con la realtà. La dura realtà. Quella della Pallavolo Saronno è una bellissima storia di sport: una stagione esaltante, 24 partite vinte su 26 nella regular season, il periodo più difficile superato senza subire troppi danni e una serie playoff da sogno con filotto di vittorie. Decollo in B1, volo e atterraggio in A2, anticamera delle regine del volley nazionale. Tutto perfetto? Quasi, se fosse per un finale di storia stravolto dai conti economici e accettato da una società modello che, anche nel momento più esaltante, quando basta un niente per perdere il contatto con la realtà, ha avuto la forza di mantenere i piedi per terra, di rinunciare alla categoria, di pensare al futuro e dire: “Ora sappiamo chi siamo, cosa vogliamo e cosa possiamo fare. Ci riproviamo la prossima volta. Anzi ci riproviamo subito”. Insomma la storia continua un po’ perché l’appetito vien mangiando, un po’ perché a tutti è rimasto l’amaro in bocca, che può andar via solo con un nuovo, dolce e lieto fine. Della stagione andata in archivio con la promozione, della rinuncia alla categoria e del campionato che ci si appresta ad affrontare nel ruolo di squadra da battere ne parliamo con Pierluigi Leidi, il coach bergamasco, che in quattro anni a Saronno ha vissuto due promozioni, la prima da allenatore in seconda e quella di quest’anno da protagonista.

Leidi, la rinuncia all’A2 è un po’ come un bel sogno che si scioglie appena si riaprono gli occhi. Cosa resta dopo la decisione della società?
L’impresa che abbiamo fatto nessuno la può cancellare. Ma al di là del rammarico, questa decisione, che nessuno ha preso a cuor leggero, mi dice che ho l’opportunità di lavorare in una società fatta di gente seria. L’A2 ha costi troppi elevati per la nostra realtà. E non parlo solo di quelli economici. Fare un passo indietro per programmare meglio il futuro credo sia stata la scelta giusta, la migliore.

L’allenatore Pierluigi Leidi: “L’A2 ha costi troppi elevati per la nostra realtà. E non parlo solo di quelli economici. Fare un passo indietro per programmare meglio il futuro credo sia stata la scelta giusta”

Insomma, un po’ come prendere la rincorsa per spiccare di nuovo il volo. Non la preoccupa però il ruolo di squadra favorita?
Credo che con tutto il lavoro che avremo da portare avanti ci sarà poco tempo per pensare a queste cose. Io poi ho bisogno di sentire l’adrenalina e le responsabilità non mi pesano, anzi credo servano a togliere ogni alibi ai giocatori. Non temo nemmeno particolari contraccolpi piscologici, poiché abbiamo rinnovato il gruppo, preso giocatori forti e puntato su alcuni elementi chiave. Chi guida la Pallavolo Saronno ha fatto capire cosa vuole davvero. Abbiamo le potenzialità per fare molto bene, oltre al tempo per strutturare e consolidare la società.

Tanto lavoro e non solo con la prima squadra. La Pallavolo Saronno è un piccolo grande mondo e lei praticamente “gioca”, anzi allena, su più fronti. Non rischia di finire le energie?
Sono a Saronno da 4 anni. Prima allenavo, sognavo di farlo come professione, ma dovevo dividermi tra i miei impegni lavorativi (che non erano nel volley) e la mia passione. La società mi ha dato l’opportunità di vivere questo sport 24 ore su 24. Forse faccio ancor più sacrifici di prima, ma il rischio di scaricarmi non esiste, poiché ora faccio ciò che davvero mi piace.

A Saronno è diventato un allenatore per ogni età. Cosa significa poter seguire tutti i giocatori, da quelli più piccoli alla prima squadra?
Sportivamente parlando nasco come allenatore di squadre femminili. Le maschili ho iniziato ad allenarle a Saronno. Una scommessa vinta e che è giusto condividere con il direttore sportivo Roberto Münk e il team manager Davide Bagattin, che hanno sempre creduto in me. Qui c’è un’idea molto moderna su come fare pallavolo. Con Luca Chiofalo seguiamo tutte le nostre squadre e insieme facciamo formazione ai nostri coach e andiamo anche nelle scuole della zona per far conoscere questo sport e l’opportunità di praticarlo. Poter avere una visione così ampia è molto importante. Mi permette di seguire, passo dopo passo, la crescita dei ragazzi, ma anche quella degli allenatori. E poi ci sono una serie di progetti e iniziative che vanno oltre il volley.

Quali?
La più curiosa è la collaborazione con lo Spuk Teatro, una scuola di recitazione con la quale abbiamo istaurato uno scambio di competenze che credo faccia bene ad entrambe le realtà. Durante i loro camp noi andiamo a giocare con i loro ragazzi a pallavolo e quando ci sono i nostri, sono loro che vengono a fare scuola di teatro ai piccoli pallavolisti. 

Torniamo al volley dei grandi e guardiamo alla prossima stagione: obiettivo promozione, quindi. Questa volta per davvero?
Direi di sì. Puntiamo a prenderci ciò che quest’anno non possiamo permetterci, con maggior consapevolezza nei nostri mezzi. 



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