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Se foste liberi di scegliere l’azienda dove lavorare su quale puntereste? E perché? Randstad lo ha chiesto a 4mila persone fra studenti, lavoratori e disoccupati di Lombardia, Piemonte, Liguria e Sardegna con età compresa tra i 18 e i 65 anni. E la risposta è stata: la Lindt Italia. La fabbrica di cioccolato con base a Induno Olona ha così vinto il Regional Randstad Award Nord Ovest 2016, insieme a Samsung, l’unica altra azienda ad averla superata nel ranking delle aspirazioni occupazionali di questa parte del Paese. Ma se la capacità attrattiva dei talenti per un’azienda sinonimo di tecnologia, elettronica e informatica è nei pronostici, lo è un po’ meno, anche se del tutto meritato, il secondo posto di un’industria alimentare. Anche perché è tutta la manifattura a uscire con una reputazione diversa dal sondaggio svolto.

È la fabbrica di cioccolato di Induno Olona uno dei posti più ambiti nelle scelte occupazionali delle persone nel Nord Ovest

Basta solo guardare la classifica dei settori dove vorrebbero lavorare le persone per accorgersene. Per esempio il bancario ormai non attira più. Quello che fino a ieri era il sogno di ogni genitore per il proprio figlio, complice anche la crisi del sistema del credito, oggi scivola al decimo posto: 49,86% la percentuale di persone che lavorerebbe in una delle aziende del settore. Alta, certo. Ma ormai inferiore, per esempio, all’industria metalmeccanica che raccoglie un consenso nettamente superiore: 55,83%. Superiore anche la quota assegnata all’industria in generale: 52,74%.

Andando con ordine, il podio dei comparti dove sognano di lavorare le persone del Nord Ovest d’Italia vede al gradino più alto l’elettrico-elettronico (71,34%), al secondo il design & luxury (67,93%), al terzo il tessile (63,66%). Il settore manifatturiero forse più provato dalla crisi e più messo in discussione dalla globalizzazione dei mercati non lo è, a quanto pare, dai lavoratori e dagli studenti, che invece lo vedono come una delle mete di approdo più ambite. La reputazione, in questo caso, è inversamente proporzionale alla tenuta occupazionale. È il fascino del made in Italy.

Non mancano le sorprese a livello di settori. La scrivania in banca scivola agli ultimi posti, superata dall’industria generale, quella metalmeccanica e, soprattutto, dalla manifattura tessile

Lo si vede bene dalla classifica per settori in base ai motivi di scelta di un posto di lavoro. Per intenderci: il tessile è secondo nella percezione delle persone per capacità di garantire buone condizioni economiche. E poi è terzo nelle opportunità di carriera, nell’espressione di un gruppo manageriale forte, nel contenuto di lavoro interessante, nello stipendio competitivo e nei benefit ai dipendenti. Ma cosa cercano in un datore di lavoro le persone? Al primo posto, ça va sans dire, ci sono lo stipendio e i benefit (54% delle risposte multiple), al secondo l’atmosfera piacevole e la sicurezza del posto di lavoro (entrambe al 51%). Poi il buon equilibrio tra vita privata e lavorativa (43%). Via, via tutte le altre richieste, tra cui l’opportunità di carriera, il contenuto di lavoro interessante, il luogo comodo da raggiungere, la flessibilità e la formazione di qualità.

Voci, in molte delle quali, la Lindt è riuscita a primeggiare. Arrivando terza nelle scelte fatte sulla base dello stipendio. Seconda per la sicurezza del posto di lavoro. Prima per l’atmosfera piacevole e il buon equilibrio casa/lavoro, terza ancora per l’attenzione che ripone per l’ambiente e le tematiche sociali.

È quello che gli esperti chiamano l’employer branding delle imprese. “Lindt è orgogliosa del lavoro fatto in questi anni sul tema, nella sua concretezza”, spiega Marco Mossuto, Hr Director di Lindt & Sprüngli Spa. Aggiungendo: “Ha aumentato la nostra capacità di attrarre e trattenere persone capaci e di talento, inserite in un contesto dove ciascuno può dare un contributo reale al risultato globale dell’azienda. Questo premio ci sprona a non fermarci qui però; siamo ad una tappa importante di un cammino ancora ricco di sfide”.

I dati emersi dallo studio sull’employer branding svolto da Randstad: a guidare le scelte del luogo dove lavorare è sempre e comunque in primis il livello di stipendio

Settori, aziende, ma non solo. Con la propria ricerca Randstad ha anche cercato di capire quanto i lavoratori del Nord Ovest siano disposti ad accettare un aumento della flessibilità negli orari e nei luoghi di lavoro. È emerso che al 48% piacerebbe avere un lavoro in cui l’orario fosse diverso ogni giorno. Il 15%, invece, vede la flessibilità come un’opportunità se potesse lavorare più ore in un giorno, ma diminuendo il numero di giornate lavorative durante la settimana. L’8% propone, invece, più giorni in una data settimana e meno giorni in quella successiva. Gli amanti del tradizionale orario rigido sono ormai una minoranza: 28%.

Rimane però il fatto che la gran parte degli intervistati (46%) è comunque soddisfatta dal proprio orario di lavoro attuale, mentre il 44% lo cambierebbe, essendo disposto a lavorare di più a fronte di una maggiore retribuzione. L’8%, al contrario, sarebbe disposto a subire una riduzione dello stipendio, avendo in cambio più tempo libero. Di questi il 66% farebbe questa scelta per condurre una vita meno stressante.

Infine il dato sullo smartworking. A lavorare a distanza sarebbe disposto il 40% delle persone, ma solo saltuariamente, non come regola. Solo l’11% si dichiara un integralista del lavoro da casa tutti i giorni, mentre il 21% sceglierebbe la possibilità di farlo in determinati giorni fissi della settimana. E c’è poi chi all’ufficio non rinuncerebbe mai: il 26% del campione.



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