La cassa integrazione ordinaria è in calo del 2,92%, quella straordinaria del 78,3%, quella in deroga del 38,6%. Risultato: in provincia di Varese il ricorso alle varie casse integrazioni ha totalizzato un monte ore concesse che tra gennaio e maggio 2017 è stato pari 2,3 milioni, in riduzione del 56,7% rispetto ai quasi 5,3 milioni dello stesso periodo di un anno fa. Meno ammortizzatori sociali e più lavoro, dunque. Spesso proprio i dati di Cig sono utilizzati come termometro della situazione economica di un distretto produttivo. In questo caso, insomma, per il Varesotto il risultato è positivo, anche se il calo della Cig ordinaria è frutto di una media che vede alcuni settori migliorare e altri, invece, ancora caratterizzati da alti e bassi che si alternano di mese in mese. Aumenta, per esempio, il ricorso del settore industriale più importante del territorio: il metalmeccanico che registra +0,73%. Segno più anche per la Gomma-Plastica (+64,07%) e la chimica-farmaceutica che passa dalle quasi 7mila ore a livelli superiori alle 22mila ore, più che un raddoppio, ma con valori assoluti comunque bassi rispetto ad altri settori e rispetto soprattutto al peso che il comparto ha nella geografia produttiva locale. Migliora, invece, la situazione nel Tessile (-21,5%), nell’alimentare (-5,3%), nel cartario (-24,3%) e tra le imprese edili (-64%).

In provincia di Varese il ricorso alle varie casse integrazioni ha totalizzato un monte ore concesse che tra gennaio e maggio 2017 è stato pari 2,3 milioni, in riduzione del 56,7% rispetto ai quasi 5,3 milioni dello stesso periodo di un anno fa

Questo lo spaccato che risulta dalle elaborazioni dall’Ufficio Studi dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, sulla base dei dati dell’Inps di Varese, con il cui Direttore, Alfredo Cucaro Santissimo, Varesefocus commenta lo scenario in atto secondo il punto di vista dell’ente previdenziale. L’esordio dell’intervista è improntato alla prudenza: “Le nostre banche dati - spiega il Direttore dell’Inps varesina – non ci danno numeri diretti sugli occupati, ma dagli indicatori in nostro possesso è oggettivamente in atto un certo miglioramento del mercato del lavoro. Almeno stando al ricorso che le imprese fanno degli ammortizzatori sociali”. Per Cucaro, però, parlare di svolta netta è eccessivo: “Occorre prudenza, siamo in una situazione non chiara. È vero che a Varese e in Lombardia è in atto da tempo una riduzione delle ore di cassa integrazione sia ordinaria che straordinaria ciò, però, potrebbe anche essere in parte dovuto alla recente modifica della normativa. Insomma bisogna stare molto attenti, il quadro è in continuo movimento”. Un altro dato positivo, sul quale, però, il Direttore dell’Inps provinciale intende soffermarsi è quello delle matricole attive aziendali che segnalano una maggiore dinamicità occupazionale nella spina dorsale del sistema produttivo locale: le piccole e medie imprese. “Quando un’azienda fa un’assunzione – spiega per i più profani Cucaro - ad essa viene assegnata una matricola, ciò dà il senso di un trend che negli ultimi anni è in crescita. Siamo, infatti, passati dalle 20.563 matricole del 2013, alle attuali 23.011”. Un aumento che così viene interpretato da Cucaro: “Di fronte alle crisi, con relativi ridimensionamenti, che hanno colpito alcuni grandi gruppi del nostro territorio, il balzo in avanti è reso, dunque, possibile dal traino delle Pmi”.

"E' oggettivamente in atto un certo miglioramento del mercato del lavoro. Almeno stando al ricorso che le imprese fanno degli ammortizzatori sociali”

È un punto di osservazione speciale quello di Cucaro, che è diventato Direttore dell’Inps varesina a partire dal primo marzo di quest’anno. Per lui si è trattato di un ritorno: prima di prestare servizio negli ultimi due anni all’interno della direzione regionale dell’Ente, infatti, Cucaro era stato Dirigente dell’Area Prestazione e Servizi proprio negli uffici di Varese. Un rientro vissuto con lo spirito di una sfida “che è prima di tutto quella di poter offrire a cittadini e imprese servizi sempre più di qualità, veloci e telematici, pur con un personale che tra blocchi del turn over e pensionamenti si sta riducendo”. Una partita difficile, ma che non spaventa il Direttore: “A Varese come nel resto d’Italia stiamo puntando su un aumento della digitalizzazione dei nostri servizi. Ormai siamo alla completa telematizzazione delle domande. Ad essere 4.0 non è solo l’industria, ma anche la pubblica amministrazione. E per l’Inps questo si traduce in uffici trasparenti e più accessibili a lavoratori, pensionati e disoccupati”. Con un elemento in più per uffici di confine come quelli varesini: “Questa è una provincia estremamente stimolante. Basti pensare alla nostra sede a Luino dove più della metà dell’utenza è rappresentata dai frontalieri con tutte le loro richieste legate al lavoro oltre confine. Sui formulari a loro dedicati stiamo facendo un lavoro di comunicazione costante. Anche qui la sfida è di migliorare ogni giorno il servizio offerto”. E per le imprese? “Anche nei confronti del mondo delle aziende abbiamo lo strumento del  cassetto bidirezionale che costituisce il principale canale di comunicazione in via telematica che tiene traccia di tutte le comunicazioni avvenute tra INPS e aziende. Per dare un’idea , faccio presente che sono pervenute 26.593 richieste tramite cassetto nell’anno 2016 cui abbiamo risposto alla quasi totalità”.

“A Varese stiamo puntando su un aumento della digitalizzazione dei nostri servizi: ad essere 4.0 non è solo l’industria, ma anche la pubblica amministrazione

Vogliamo essere uno strumento fondamentale per aumentare la competitività del territorio rendendo più agevole l’accesso ai nostri servizi. Già oggi tramite la nostra console mettiamo a disposizione delle imprese la loro situazione contributiva. C’è poi un contatto multicanale. Forniamo una consulenza telefonica, non solo telematica. Inoltre in caso di mancata o non soddisfacente risposta,   l’azienda o l’intermediario può sempre accendere  con un appuntamento. Il contatto con le persone, anche nell’era digitale, per l’Inps rimane un valore”. Cucaro non crede troppo nella parola disintermediazione: “In questo senso rimane centrale il rapporto con le associazioni di rappresentanza come l’Unione Industriali. Realtà che possono fare da antenne delle richieste e dei disagi delle imprese che noi possiamo raccogliere per migliorare i servizi e la nostra comunicazione”.



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