Erasmus sì o Erasmus no? Quando si parla di esperienze di studio all’estero, i luoghi comuni e le “maldicenze” di sprecano. “Gli italiani mammoni faticano a lasciare il nido”, “in Erasmus si va solo per divertirsi”, “tanto poi l’inglese non lo impari”. Da più di 25 anni la LIUC – Università Cattaneo cerca di sfatare i soliti miti triti e ritriti, mandando letteralmente a quel paese i suoi alunni. “Gli studenti LIUC che scelgono di fare un’esperienza all’estero in Europa o fuori UE sono aumentati del 31% dallo scorso anno”, afferma Raffaella Angelucci, Direttore Divisione Didattica – Relazioni Internazionali dell’Ateneo di Castellanza. Il che significa che, anche tre decadi dopo l’avvio del progetto di studio all’estero, “ha ancora senso puntare sulla mobilità, non soltanto per la crescita professionale dei nostri giovani, ma anche per quella umana e personale”. Si parla di 311 studenti fuori sede nell’anno accademico 2017/18, impegnati tra percorsi di Erasmus, Exchange o Doppio Titolo. Numeri non indifferenti per un’università che conta 2.000 iscritti. Il ricorso a questo tipo di esperienza di studio all’estero, per un periodo di almeno quattro mesi, è andato crescendo costantemente nel corso degli anni: +60% di giovani in uscita dal 2014/15.

Nell’anno accademico 2017/2018 sono 311 gli studenti della LIUC – Università Cattaneo impegnati in percorsi di studio all’estero

Tra le destinazioni più gettonate in Europa in testa ci sono Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi, con una quota crescente d’interesse rivolto a Svezia, Polonia e Danimarca. Valicando i confini dell’Ue, sono Hong Kong, Stati Uniti e Canada le mete più scelte. E Pierfrancesco Bombardieri, studente della LIUC, con le sue due esperienze all’estero non ha fatto eccezione. “Durante il mio percorso triennale ho svolto un programma Erasmus nella città di Siviglia in Spagna, che mi ha dato modo di imparare una nuova lingua. Durante la specialistica, invece, ha svolto un Exchange di 6 mesi nella Chinese University di Hong Kong”, commenta il laureando in Economia Aziendale e Management. Esami universitari, competenze linguistiche, scambi culturali ma anche esperienze extra curriculari da cogliere al volo: “Durante il mio soggiorno asiatico, ho avuto modo di prendere parte ad un progetto dell’università ospitante che metteva al bando una somma tra 2 mila e 10 mila dollari. Grazie alla realizzazione di un business plan, siamo riusciti a raccogliere 9 mila dollari finanziati dalla Chinese University per svolgere un progetto sociale in un villaggio remoto nel Myanmar, che ci ha portato ad illuminare 70 case con delle lampadine ricaricabili tramite pannelli solari”, spiega Bombardieri. Insomma, appena 22 anni, alle spalle due viaggi-studio a dir poco formativi e la voglia di sviluppare una professionalità in uno di quei paesi emergenti che tanto lo avevano colpito in trasferta. L’Erasmus fa questo e molto altro.

“Con un’esperienza all’estero si diventa una persona migliore, perché si acquisiscono competenze trasversali”

Stando, infatti, alle statistiche dell’Ufficio Relazioni Internazionali della LIUC, l’esito di una mobilità è l’acquisizione, da parte degli studenti, di una maggiore sicurezza in se stessi e di una crescente conoscenza dei propri punti di forze nonché delle proprio debolezze. “Effettuando un’esperienza all’estero si diventa una persona migliore, perché si acquisiscono quelle competenze personali, trasversali, di conoscenza dell’altro, di flessibilità di capacità di affrontare situazioni non note che sono fondamentali oggi come 30 anni fa”, ribadisce Raffaella Angelucci.

Il 92% dei datori di lavoro richiede ai propri collaboratori un background internazionale

Ma a beneficiare di un’esperienza multiculturale non è solamente chi parte, ma anche chi resta. Gli studenti in entrata alla LIUC provenienti dagli Atenei di tutto il mondo sono stati 144 nel primo semestre dell’anno scolastico 2017/2018, in crescita rispetto allo stesso periodo del 2016/2017. A riprova dell’impegno profuso dall’università castellazzese nei confronti dell’internazionalizzazione dei propri alunni, è stata anche la Summer School, organizzata in collaborazione con la University of Greenwich, che ha portato alla LIUC 13 studenti per una settimana di full immersion nel Made in Italy. “Fare un’esperienza all’estero è, oggi, una condizione necessaria, un’occasione indispensabile di conoscenza”, sostiene Rodolfo Helg, Direttore della Scuola di Economia e Management della LIUC – Università Cattaneo, aggiungendo che si tratta di “un investimento anche nella futura ricerca di un’occupazione”. Non a caso, il 92% dei datori di lavoro (fonte Agenzia Nazionale) richiede ai propri collaboratori un background internazionale, capacità di problem solving e quella curiosità che solo un’esperienza di Erasmus può contribuire a sviluppare.

E quindi? Si parte!



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