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San Bernardino alla Cascina dei Poveri

L'Oratorio di San Bernardino di Busto Arsizio, dopo le opere di ristrutturazione, è tornato ad avere la funzione di luogo di culto, ma anche luogo ideale per conferenze e concerti

L'Oratorio di San Bernardino di Busto Arsizio si presenta oggi come una gradevole costruzione, destinata alla celebrazione di funzioni liturgiche ma è anche il luogo ideale per riunioni o per squisiti passatempi come l'ascolto di musica e poesia.
La costruzione, oggi perfettamente funzionale, ha subito importanti opere di restauro, di bonifica e risanamento, attraverso il consolidamento e la protezione delle strutture della Cascina dei Poveri, che si affaccia sul sagrato e che confina con l'Oratorio stesso.
L'esistenza della Cascina è documentata almeno dall'inizio del 1400, poi divenne di proprietà della "Scuola dei Poveri", e vi sarebbe nata la Beata Giuliana. Solo tra il 1664 ed il 1667 venne eretto l'adiacente Oratorio, il quale fu ampliato nella parte absidale attorno al 1920, utilizzando blocchetti di cemento a vista. Danneggiato a causa di vari crolli negli anni recenti, il Comune di Busto Arsizio ha provveduto al recupero delle strutture su progetto e con direzione dei lavori dell'architetto Alfredo Castiglioni.
La progettazione del restauro è partita da approfondite analisi conoscitive, e indagini storiche sull'edificio preesistente, come premessa indispensabile per il recupero architettonico delle antiche strutture.
In base alle risultanze delle indagini conoscitive svolte, il restauro dell'Oratorio ha richiesto interventi di bonifica, risanamento e consolidamento delle murature e fondazioni, che versavano in pessime condizioni a causa di vari cedimenti strutturali.
All'esterno l'Oratorio, dopo le opere di restauro, è stato protetto da una cancellata che riprende motivi del tardo Ottocento, adottati in numerosi edifici bustesi; il sagrato è stato pavimentato con mattoni di cotto posti a lisca di pesce e la tinteggiatura della facciata, a tre colori, rende riconoscibili le varie fasi di trasformazione dell'edificio.
Entrando nell'Oratorio le gradevoli tinteggiature alle pareti, realizzate con sette colori ed eseguite con prodotti a base di calce, hanno una velatura leggermente nuvolata, interrotta solamente da armoniose finestre in legno di rovere, ricostruite su disegno di quelle preesistenti, non recuperabili.
Le indagini diagnostiche effettuate per la ricostruzione della pavimentazione hanno rilevato la presenza, al di sotto del pavimento della navata, ad una quota rispetto a questo di meno sedici centimetri, di una pavimentazione in "gerone" di probabile fattura seicentesca e di una cripta intonacata coperta con voltino in mattoni e contenente ossa umane, chiusa da un sigillo di pietra. Lo stato di conservazione della pavimentazione in gerone si presentava alquanto compromesso, per cui si è previsto di conservarne e restaurarne solo una porzione, sopra ed intorno alla cripta. Questa zona è stata pavimentata con lastre di cristallo sorrette da un telaio metallico che consentono di ammirare l'antica pavimentazione.
Volgendo lo sguardo verso l'alto, il controsoffitto a cassettoni in legno della navata, la volta a crociera e gli archi in muratura del primo presbiterio, il soffitto incannucciato ad intonaco a copertura del secondo presbiterio, la volta a crociera dell'abside, ricordano quelli esistenti un tempo; essi sono stati ricostruiti quasi interamente, così come i capitelli, le ghiere e le decorazioni, poiché si trovavano in pessimo stato di conservazione, dovuto all'assenza per diversi anni del tetto. Nel complesso, dopo le opere di restauro, l'Oratorio è tornato oggi ad avere la sua funzione di luogo di culto, in una struttura dall'immagine storica, ma anche un luogo ameno, dall'immagine moderna, grazie alla dotazione impiantistica interna, che lo rende ideale anche come sala per conferenze e concerti.


Le vecchie cascine lombarde

L'Oratorio di San Bernardino è inserito nel diruto complesso dell'antica Cascina dei Poveri, che sembra aver dato i natali alla Beata Guliana, l'umile monaca compagna di Caterina da Pallanza che con Caterina riposa al Sacro Monte di Varese e della quale è ricorso nel 2001 il cinquecentesimo anniversario della morte. Per la verità si sono opposti per secoli la tesi bustese e la tesi verghese, a proposito del luogo d'origine della Beata, stanti i pochi chilometri che separano la Cascina dei Poveri di Busto Arsizio e la Cascina Verghera di Verghera di Samarate, e gli studi più vicini a noi - compiuti dallo storico Pio Bondioli - appoggiano con dati concreti la tesi bustese.
Fino a pochi anni fa la cascina, che è il sostanziale supporto edilizio e semantico dell'oratorio, si sarebbe potuta recuperare con tecniche di restauro, ma oggi la sua immagine potrebbe rivivere solo con interventi di ricostruzione e valorizzazione tipologica e storico-ambientale. Nel 1980 il Comune di Busto Arsizio aveva bandito un concorso di idee per il recupero della Cascina, concorso che non ebbe risultati operativi, come non ne ebbe l'articolato programma di intervento prospettato nel 1986 dall'architetto Alfredo Castiglioni, lo stesso professionista del recupero dell'Oratorio di San Bernardino. La Cascina dei Poveri è segno territoriale importante non solo per la tradizione della nascita qui della Beata Giuliana, ma anche perché rappresenta bene - nel suo sviluppo - il tipo della cascina lombarda isolata (certo oggi "isolata" lo è molto meno di solo sessant'anni fa) tendenzialmente autosufficiente, tipologia tra l'altro non molto diffusa in zone di agricoltura non eccezionalmente fiorente come quelle dell'Alto Milanese.
Essa è costituita da una corte chiusa su quattro lati e attraversata da un passante. Tre dei lati erano occupati da abitazioni, magazzini e locali di servizio, mentre il quarto era occupato da rustici (stalle e fienili). Il forno non costituiva costruzione a se stante, ma era posto in un locale sporgente all'esterno sul lato est della Cascina. Scale esterne e semiesterne con struttura in mattoni e gradini in legno e pietra, ballatoi in legno e tetto a doppia falda coperto in ceppi completavano di massima il quadro edilizio. La Cascina al suo nascere si trovava nel fitto della Selvalunga, un grande bosco disteso tra l'Olona e l'Arnetta, attraversato dalla strada diretta a Gallarate, proveniente da Milano.
Fu acquistata tra il 1536 e il 1538 dalla confraternita bustese della "Scuola dei Poveri", che provvide alla radicale modifica della cascina e alla realizzazione - nel secolo XVII - dell'Oratorio. Si riuscirà a riprendere il significato almeno globale di questo non indifferente segno storico territoriale bustese, tanto più dopo il recupero dell'Oratorio di San Bernardino?

02/15/2002

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