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Maturità: basta un esame

La riforma scolastica prevede nuove disposizioni per poter fare l'esame di Stato. Sotto molti aspetti si ritorna al "vecchio"sistema. E' necessario riparare i debiti scolastici.


"Corsi e ricorsi dei cicli storici", senza scomodare più di tanto, se non per la famosa frase, il filosofo Gian Battista Vico, la storia degli esami di stato si ripete, alternando nel corso dei decenni fasi di progresso e fasi di decadenza. Con la legge Fioroni, (Ministro dell'Istruzione del precedente governo Prodi) entrata in vigore l'11 gennaio 2007, l'ammissione agli esami ci sarà solo in seguito ad un giudizio di approvazione e dopo aver saldato tutti i debiti scolastici pregressi ed è stato confermato dall'attuale Ministro Maria Stella Gelmini. Da quest'anno, come previsto dall'ordinanza del 5 novembre scorso, andrà di fatto definitivamente in pensione la riforma Berlinguer del 1999 che prevedeva per tutti l'ammissione agli esami e l'ex Ministro Fioroni, durante la presentazione della nuova Legge, dichiarò: "D'ora in poi pagherà il merito, non le furbizie e chi studia e sgobba non resterà fuori gioco per l'accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso". L'esame, già sperimentato l'anno scorso, sarà nell'insieme più rigoroso, ma sembra più equo in quanto sarà valutata la preparazione in tutte le materie studiate nell'ultimo anno. Sarà prevista la presenza mista di insegnanti interni e commissari esterni ed è stato stabilito che avranno una valenza anche i crediti scolastici che saranno considerati come punteggio prima della prova d'esame. Di contro, sarà negato l'accesso alla maturità a tutti coloro che non avranno superato il debito formativo relativo alle discipline del penultimo anno di corso. Statisticamente, alla fine dell'anno, il 42% degli studenti era promosso nonostante alcuni debiti formativi ed è provato che solo uno su quattro riusciva a recuperarli. Già dal prossimo luglio, le scuole dovranno istituire interventi didattici volti a far superare agli studenti le loro insufficienze in ottemperanza alla nuova disposizione. In sostanza, si ritorna per molti aspetti al passato quando c'erano gli esami di riparazione a settembre e si passava all'anno successivo solo dopo un ulteriore esame. Senza seguire nella sua totalità il modello del passato, questa riforma comincia ad adeguare la scuola italiana agli standard degli altri paesi europei. Nella provincia di Varese, vi sono moltissimi istituti superiori e abbiamo sentito il parere di alcuni Presidi, operando una scelta geografica: il liceo scientifico Galileo Ferraris di Varese, l'ISIS "Città di Luino", l'ITIS G.Riva di Saronno e una scuola superiore paritaria, l'Istituto Cavallotti che ha diversi indirizzi e con sedi a Gallarate, Busto e Cassano Magnago. La domanda ai presidi è stata"Come viene attuata la riforma nel vostro Istituto e quale valenza ha, secondo voi, il nuovo sistema d'esame?" Il preside del liceo Galileo Ferraris di Varese. Antonio Micalizzi, dichiara: "Se l'esame di Stato è una verifica dell'operato dell'istituto e delle conoscenze e competenze acquisite dall'alunno al termine del percorso di studi, bisogna davvero tornare al "vecchio". Le commissioni devono essere costituite per intero da presidente e docenti esterni con un solo componente interno all'istituto.Verrebbe così ridotta l'autoreferenzialità. D'accordo sulla norma che prevede la non ammissione agli esami in caso di mancato saldo dei debiti. A proposito dei quali andrebbe rivista l'ordinanza ministeriale 92 su forme e modalità di recupero, fermo restando l'obbligo del saldo". Il Preside Carlo Martegani dell'Isis di Luino così si esprime: "La maturità di quest'anno non differirà da quella dell'anno scorso. Con la riforma si dovrebbe giocare la carta del rigore, soprattutto contro i diplomifici, e valorizzare le eccellenze. Quest'anno non si arriverà all'ammissione senza debiti pregressi che troppo spesso diventano per alcune materie veri e propri condoni. Sicuramente l'ammissione non automatica e il recupero dei debiti (dall'anno prossimo), sono iniziative positive, ma non si può applicare il rigore solo alla fine. I debiti vanno recuperati alla fine di ogni biennio e le troppe assenze devono influire sulla valutazione finale. A mio giudizio anche la 3° prova dovrebbe essere a carattere nazionale. Ma i problemi sono ben altri. Il livello qualitativo dell'insegnamento tende ad abbassarsi. Gli insegnanti lottano ogni giorno per rimotivare i ragazzi allo studio e per quanto concerne la lingua scritta siamo all'analfabetismo di 2° grado cioè di chi legge senza capire e scrive senza comunicare. Studi superficiali producono uomini presuntuosi e il nozionismo impera sulla cultura. Di serietà e non di severità deve riempirsi la scuola". Per l'Itis di Saronno parla il preside Giuseppe De Corato: "La modifica riguarda i debiti modificati dal decreto, che secondo lo spirito era giusto e favorevole per i ragazzi per recuperare le "pecche". Purtroppo è stato travisato perché, furbescamente, i ragazzi hanno capito che di fatto passavano ugualmente. Cadeva così il principio del saldo del debito, che è una norma di vita civile. Un pessimo insegnamento e quindi è giusto ritornare alle norme precedenti, sperando che i ragazzi capiscano. Per i corsi di recupero, i fondi stanziati non sono sufficienti per organizzare tutti i corsi e quindi si dovrà fare una scelta sulle materie. Sono sostanzialmente problemi di tipo economico e auspico una ricomposizione dell'elevato numero degli attuali indirizzi presenti negli istituti superiori. Per il resto l'esame sarà come l'anno scorso, dopo l'entrata in vigore della nuova Legge". Per la scuola paritaria Cavallotti risponde Consuelo Alampi. "Se la presenza dei commissari esterni intendesse accertare con maggior severità la preparazione degli allievi sarebbe un obiettivo lodevole che non risolverebbe, tuttavia, il problema di fondo della scuola italiana. Nel corso degli anni il grado di insegnamento e di apprendimento è andato livellandosi sempre più verso il basso. Se non c'è quell'indirizzo necessario che definisce quale formazione si vuole raggiungere e in che modo diversificarla, com'è pensabile che si possano risolvere queste incertezze solo elevando il numero dei bocciati? In questa situazione la scuola paritaria si trova in un sicuro imbarazzo. I commissari esterni sottendono, a volte, una certa diffidenza nei confronti della scuola privata, oltre che portare con sé standard formativi e valutativi della propria scuola, dove il percorso curriculare degli allievi non conosce intoppi, ripetenze, perdita di anni o cambiamento d'indirizzo di studio. La scuola privata, che si assume il compito e la responsabilità di recuperare allo studio e di rimettere in moto una preparazione e una formazione interrotte, viene così penalizzata da criteri di valutazione che non le sono propri e finisce per "diventare" il capro espiatorio".

06/13/2008

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