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Sentinelle del lago

Un susseguirsi di torri e fortificazioni caratterizza la sponda varesina del Verbano: dal sasso del Pino al confine con la Svizzera alla torre di Lisanza nella parte bassa del lago prosegue il viaggio di Varesefocus tra rocche e castelli.

La torre di MaccagnoTutta la sponda lombarda del Lago Maggiore si trova nella provincia di Varese ed è costellata da un significativo numero di opere fortificate. Si tratta prevalentemente di torri che, anticamente, hanno avuto funzioni di vigilanza, avvistamento e comunicazione a difesa delle zone di confine oppure hanno rappresentato il segno del potere di alcune famiglie locali.
Partendo dai territori più a nord, confinanti con la Svizzera, si trova il paese di Pino sulla sponda del Lago Maggiore. Le lontane origini di Pino, estremo punto di confine delle passate istituzioni civili ed ecclesiastiche delle nostre terre, sono rappresentate dalla massiccia torre, attualmente sede del Municipio, la quale si innalza al centro dell'abitato.
Sorta su una rocca naturale, il "sasso di Pino", a controllo visivo dell'alto corso del Verbano (antico nome del Lago Maggiore), la torre è erede di una precedente fortificazione romana e risale molto probabilmente ai secoli XII-XIII, come si deduce dalle sue caratteristiche costruttive. Essa è infatti costituita da una muratura di ciottoli e di pietre con rinforzi squadrati agli angoli; come aperture presenta strette finestre a grossi conci di serizzo. Nel 1874 la torre subì interventi di ristrutturazione: l'altezza originaria di circa trenta metri fu ridotta di quasi la metà e la struttura fu adibita a sede comunale.
Il Forte di LavenoVerso Luino, a Maccagno Inferiore, si trova un'altra torre di segnalazione dell'alto Lago Maggiore, chiamata "torre imperiale", che apparteneva ad una cinta difensiva di cui sono rimasti alcuni tratti. Questa torre metteva in comunicazione le svizzere Locarno e Ascona con la Rocca di Travaglia, tramite Pino Lago Maggiore. Situata su un'altura, fungeva anche da baluardo, a difesa del paese, mediante il controllo della strada che conduceva al lago.
La "torre imperiale" ricorda il ruolo di corte imperiale che Maccagno ebbe nel Medioevo, possedimento dell'imperatore, amministrato direttamente da suoi funzionari. Dal 1100 era feudataria del luogo la famiglia Mandelli, che nel corso del 1600 conobbe il periodo di massimo splendore grazie al diritto di battere moneta, testimoniato dall'antico edificio della Zecca.
L'edificio, oggi abitazione privata, è stato abbassato e rimaneggiato, come si può notare dalle finestre e dal coronamento dei merli.
A Luino, in frazione Voldomino, rimangono i resti di una torre detta "torre Claudia", databile all'epoca tardo antica (secc. V-VI). Rappresenta nella nostra zona un raro e interessante esempio di torre tardo romana con trasformazioni d'epoca carolingia. Dall'analisi delle murature interne, che presentano tracce di una grande porta, questa costruzione con ogni probabilità doveva essere la porta fortificata di una cinta di difesa dell'abitato, attraverso il quale passava la strada proveniente da Ponte Tresa e da Montegrino.
Il castello di BesozzoPrima di arrivare a Laveno, nei pressi di Porto Valtravaglia, centro di una certa importanza nel Medioevo, come porto della valle omonima, in località Ligurno, sorge una torre, inglobata in altre costruzioni. Non si hanno notizie circa la sua storia, tuttavia è ipotizzabile la sua presenza all'interno del sistema strategico di fortificazioni lungo il percorso che dalla Valcuvia immetteva al Lago Maggiore attraverso la Valtravaglia. La muratura della torre in questione è infatti molto simile a quella di un'altra struttura, la torre di Mesenzana, che un tempo faceva parte di un castello a difesa di questi territori.
Nel parco comunale di Laveno sono visibili i resti del forte di Monte Castello che fu realizzato intorno al 1850 su precedenti strutture di epoca medioevale. Di queste ultime non rimane alcuna traccia, a parte il nome "Monte Castello" attribuito alla sommità della collina di San Michele: qui gli Austriaci costruirono due cinte di difesa con al centro la torre di segnalazione.
A quel tempo Laveno era infatti, sotto il controllo austriaco, un importante porto militare, che dava riparo alle cannoniere di pattuglia sul lago. Durante la seconda guerra di indipendenza, nel 1859, Laveno venne assediata dalle truppe di Garibaldi e gli Austriaci lasciarono la base, ritirandosi in Svizzera: da allora il fortino venne chiamato "Forte Garibaldi".
Leggermente spostato nell'entroterra, a Besozzo, c'è un castello tra i più significativi della zona di cui si sta parlando. Sorto in un punto di passaggio delle vie che da sud raggiungevano i passi alpini, costeggiando la sponda del lago, esso è espressione dell'importanza della nobile e antichissima famiglia dei Da Besozzo, una delle maggior possidenti di queste terre. L'edificio che oggi vediamo è il risultato di modifiche avvenute tra il 1400 e il 1500: il castello Besozzi-Cadario e il palazzo Besozzi-Adamoli sono infatti delle costruzioni signorili che si sono sovrapposte e affiancate all'originario impianto fortificato. Dell'avito castello dei da Besozzo restano parti di mura e una torre, dalla massiccia struttura, alta a dominio del fiume Bardello. Dopo aver oltrepassato Ispra, dove rimangono i resti di un castello-recinto e nella frazione di Barza un'altra possente torre medioevale (con un recente orologio a più quadranti, per indicare l'ora nei diversi fusi orari), il castello di Lisanza, nei
pressi di Sesto Calende, si inserisce nel quadro delle fortificazioni a difesa e controllo del basso Verbano. Il fortilizio era in diretta comunicazione con le rocche di Angera e Arona a nord, e con i castelli di Sesto Calende e Castelletto Ticino a sud.
Gli elementi di maggior interesse e meglio conservati del complesso sono le mura e la torre d'ingresso. Quest'ultima ha pianta quadrata ed un'altezza di circa 12 metri, presenta una bella porta a sesto acuto, sopra la quale si affaccia una piccola finestra dai modi gotici. La torre, a differenza della struttura muraria in pietra grigia e ciottoli di fiume della cinta difensiva, è costruita con la più chiara e tipica pietra d'Angera: il materiale utilizzato e la tecnica di lavorazione indicano una certa affinità di tempi e di mani con la rocca angerese.

La navigazione sul lago Maggiore

Per i turisti che vogliono visitare il Lago Maggiore e ammirare gli stupendi paesaggi delle sue sponde (varesina, piemontese e svizzera), un servizio di cui si può agevolmente far uso è fornito dalle linee della Navigazione Lago Maggiore. Battelli, traghetti, aliscafi e catamarani sono una piacevole alternativa di trasporto per raggiungere, durante una gita o in un giorno di vacanza, i caratteristici borghi sparsi lungo il lago e le Isole Borromee.
La Navigazione Laghi propone escursioni per scuole e gruppi di comitive, oltre a iniziative speciali per i turisti come crociere (diurne e notturne) e itinerari particolari. Uno di questi è il Lago Maggiore Express, escursione che prevede un viaggio sia in treno che in battello, attraversando la Valle Vigezzo e le Centovalli svizzere per poi proseguire con la navigazione sul lago. Le navi generalmente partono da Arona (Novara) - Viale Baracca, 1.
Per informazioni e prenotazioni: telefono 0332.233200.

IL MUSEO INTERNAZIONALE DEL DESIGN CERAMICO A CERRO (LAVENO)

Dopo aver goduto del panorama che Laveno offre, passaggiando sul lungolago del paese oppure prendendo la funicolare del Sasso del Ferro che porta in cima al Poggio Sant'Elsa (Varesefocus Maggio 2006), nella vicina Cerro, merita una sosta il Museo della Ceramica-Civica Raccolta di Terraglia, ospitato nel cinquecentesco Palazzo Perabò. Il museo è nato grazie alla volontà del Comune di Laveno nel 1968 e aperto al pubblico dal 1970 per ricordare, documentare e raccogliere la vasta produzione di terraglia forte (un tipo di ceramica creato in Inghilterra alla metà del 1700 e prodotto con materie prime argillose, cotte a basse temperature) che iniziò a Laveno nel 1856 nelle fabbriche della Società Ceramica Italiana e si prolungò per oltre cento anni.
La collezione a carattere specialistico e settoriale è esposta nelle undici sale del piano nobile del palazzo: sono presenti vasi, sculture, maioliche, ceramiche igieniche e da cucina, raffinati pezzi liberty testimonianti i gusti e le mode da metà '800 a metà '900.
Quest'anno ricorre il 150° anniversario di fondazione delle fabbriche lavenesi di ceramica e la rassegna "ceramiche 150" propone una serie di manifestazioni dedicate ai vari aspetti dell'arte ceramica, passata e presente. In programma iniziative interessanti come varie mostre, laboratori pratici, convegni, installazioni ambientali, proiezioni di film, libri e pubblicazioni.
Dove: Cerro di Laveno Mombello-Palazzo Perabò, lungolago Perabò, 5 Telefono: 0332.666530.
Apertura e orari: da martedì a giovedì, 14.30-17.30 e da venerdì a domenica, 10.00-12.00 e 15.30-17.30; nei mesi di luglio e agosto apertura pomeridiana 15.30-18.30. Chiuso il lunedì.
Ingresso: intero euro 2; ridotto euro 1. Visite guidate su prenotazione

06/16/2006

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