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"Non fermate chi sta correndo, altrimenti…"

Paolo Valentini, Presidente della Commissione Bilancio della Regione Lombardia, denuncia: "Senza un vero federalismo fiscale, non ci saranno soldi neppure per le aree povere del Paese".

Paolo Valentini, Presidente della Commissione Bilancio Regione Lombardia"Quanti dei 27.000 miliardi del bilancio di previsione 2001 della Lombardia andranno a beneficio della provincia di Varese?
Non è prevista una ripartizione a livello provinciale.
L'esperienza, però, mi permette d'affermare che il nostro territorio usufruirà di circa il 10% delle risorse totali sui vari capitoli di spesa.
Quest'anno, quindi, potrà contare più o meno su 2.700 miliardi".
Paolo Valentini, varesino, residente a Morazzone, dallo scorso ottobre è Presidente della Commissione Bilancio del Consiglio Regionale Lombardo.
Una posizione che gli permette di tenere sotto controllo tutte le cifre di un bilancio di previsione che per l'85% è assorbito dalla sanità.

La sanità, quindi, da sola impegna risorse per ben 20.000 miliardi…
"E questo, ovviamente, si riflette anche sul Varesotto, che pure è una delle aree più virtuose. Una di quelle province che meglio rispetta i parametri nazionali, sia per qualità del servizio sia per contenimento della spesa sanitaria".

Ma il fatto che la sanità lombarda assorba tutte queste risorse, non è un sintomo del fallimento della riforma regionale?
"Niente affatto: è sempre stato così!
Queste cifre, piuttosto, sono il sintomo che l'autonomia di bilancio della Lombardia è estremamente limitata. Non è un problema di spesa sanitaria, quanto piuttosto strutturale, di come sono concepiti i trasferimenti a livello nazionale.
Se non raggiungeremo presto un federalismo fiscale autentico, continueremo a dover fare i conti con un bilancio di questo tipo. Un bilancio nel quale quasi il 90% delle spese sono bloccate: quelli che sono i trasferimenti da Roma non vanno nel bilancio autonomo della Regione, ma sono indirizzati direttamente dallo Stato centrale.
La capacità d'investimento della Lombardia è molto limitata. Il vero federalismo fiscale è l'unica leva che ci può permettere di uscire da questo impasse".

i lavori interrotti della bretella che deve collegare Malpensa all'austrada Milani_TorinoIl giudizio sulle Bassanini, quindi, è negativo…
"Sono soltanto pannicelli caldi. Il federalismo fiscale è un'altra cosa!
E' una scelta che va adottata con molta, molta più decisione. Senza aver la preoccupazione che le Regioni forti facciano la parte del leone. Se noi fermiamo chi sta correndo, non facciamo un servizio né per lui, né per chi sta andando a un passo più lento. E' soltanto stimolando lo sviluppo di chi sta andando veloce che, poi, avremo le risorse per chi arranca. Non è fermando tutti quanti!
Una cosa va detta con grande chiarezza: abbiamo assolutamente bisogno di risorse autonome per potenziare lo sviluppo della nostra Regione.
Solo questo farà sì che ci siano anche le risorse per tutte le altre aree del Paese".

A proposito di risorse da generare e poi utilizzare, le infrastrutture sono un vero punto dolente per il Varesotto…
"Usufruiremo di risorse legate a Malpensa: verranno investiti oltre 4.000 miliardi. Ma questo è frutto di un accordo-quadro raggiunto da Regione e Stato. Sono risorse straordinarie e sono le uniche che ci permetteranno di operare sul territorio. Se ci fosse un autentico federalismo, non avremmo bisogno d'andare a concordare con il Governo quali debbano essere gli interventi e con quali risorse finanziarli".

All'interno di questi 4.000 miliardi, quali sono le priorità d'investimento?
"In primis vanno realizzate le tangenziali di Varese e Como. Non c'è dubbio. Dovremo, poi, far finalmente partire la Pedemontana: è l'unico modo per sgravare il nodo milanese.
Grande attenzione dovrà essere riservata anche alla ferrovia, potenziando il sistema degli interscambi.
Non possiamo continuare a portare merci su gomma: siamo troppo sbilanciati e dovremo presto rimediare.
Prima o poi, i nostri amici svizzeri e anche gli altri partner europei ci chiederanno il conto dei ritardi…".

Un altro tema: i buoni-scuola. Quante le risorse destinate?
"Il bilancio di previsione stanzia oltre 100 miliardi, fra un capitolo e l'altro".

Perché a certe Regioni, come il Veneto, è stato detto di sì, mentre la vostra legge non è stata accettata?
"Abbiamo fatto effettivamente una legge di parità, che non ha nulla a che vedere con i provvedimenti del Veneto, dell'Emilia Romagna o del Piemonte.
Noi vogliamo garantire un contributo reale - fino al 25% della spesa - ai genitori che mandano i figli alle scuole non statali. Il contributo, però, lo diamo anche a chi decide di far frequentare ai figli le scuole statali, purché le spese sostenute dalla famiglia siano superiori alle 400.000 lire. In caso contrario, infatti, il contributo risulterebbe addirittura inferiore al costo della pratica da avviare per ottenerlo.
Quello che hanno deliberato altre Regioni, invece, non è nient'altro che una sorta di 'diritto allo studio', sulla scorta di vecchie esperienze. Non è una legge di parità, come la nostra".

Presidente Valentini, avete ideato i buoni-scuola, ma avete anche drasticamente ridotto nel bilancio le risorse proprio per il diritto allo studio, comprese quelle prima destinate alle borse di studio per gli universitari…
"Ma queste due sono situazioni completamente differenti… L'una non è per niente la conseguenza dell'altra. Buoni-scuola e diritto allo studio, infatti, sono voci inserite in due diversi capitoli di spesa.
La realtà, piuttosto, è che il Patto di Stabilità Governo-Regioni ha avuto come effetto l'obbligo per il Pirellone di contenere la spesa entro parametri piuttosto stretti: molte sono le voci di bilancio che ne hanno subito pesanti conseguenze. Fra queste, appunto, il diritto allo studio. In verità, tagli rispetto al recente passato sono stati effettuati un po' su tutto il bilancio".

Nel bilancio di previsione 2001 della Lombardia, c'è spazio anche per il sostegno al sistema produttivo?
"Certamente, purché si presentino progetti interessanti e si sfruttino tutte le opportunità a disposizione. Soprattutto quelle offerte dai Fondi Europei: nella formazione, per esempio, le disponibilità sono state quasi triplicate.Servono dei buoni piani di sviluppo, soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese, i giovani o l'imprenditoria femminile.
I soldi ci sono, ma occorre venire a prenderseli avendo delle idee intelligenti".

02/15/2001

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