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L'appello al dialogo
Dall'assemblea annuale dell'Unione Industriali un appello ad dialogo: tra le parti sociali, tra le formazioni politiche, tra i diversi livelli istituzionali (centrale, regionale, provinciale, comunale). Un appello generalmente condiviso.
C'erano politici, amministratori locali, sindacalisti ed esponenti del mondo accademico locale all'assemblea annuale dell'Unione Industriali a Varese. Un appuntamento che come sempre ha richiamato molti ospiti, accorsi per ascoltare i relatori, ma anche per far scaturire nel dopo assemblea un dibattito vivace sui temi affrontati (le tre leve del cambiamento: vedi il Focus di questo numero, ndr), tra cui in particolare l'appello al dialogo espresso dal presidente Alberto Ribolla tra le parti sociali, tra le formazioni potiche, tra i diversi livelli delle istituzioni pubbliche (statale, regionale, provinciale, comunale) mettendo in luce almeno un tratto comune. Da parte di tutti è stata espressa la consapevolezza che le questioni poste all'ordine del giorno sono state tutte di primario interesse anche per lo sviluppo locale.
"La mia prima reazione - ha detto a caldo il presidente della Camera di Commercio di Varese, Angelo Belloli - è quella di riflettere in modo un po' amaro. La diagnosi dei problemi è largamente condivisa, ma allora perché, se la situazione è chiara, non si riescono a trovare delle risposte?" E poi il numero uno dell'ente camerale varesino prosegue sempre sullo stesso tono. "Sarebbe tragico pensare che ciò non accade per semplice incapacità, ma allora mi chiedo se veramente si sta aspettando di toccare il fondo per trovare la spinta a mettersi finalmente attorno a un tavolo e trovare delle soluzioni".
Il neo sindaco di Varese Attilio Fontana che affretta il passo dovendosi di lì a un ora insediare alla guida di palazzo Estense, non manca di dare un suo giudizio sulla mattinata. "Ho sentito delle cose pienamente condivisibili - commenta - e che mi trovano disposto ad una collaborazione futura a partire dal problema del nord e di un paese che non regge più. Meno condivisibile per me il passaggio di Montezemolo laddove ha auspicato di avere qualche provincia e qualche politico in meno. Quel che mi pare sicuro è che occorre unire le forze"
Altro neo eletto al vertice di un amministrazione comunale è Luigi Farioli anch'esso sul punto di indossare la fascia tricolore, ma con le idee già chiare essendo un gran conoscitore della realtà locale, soprattutto del basso Varesotto. "Il discorso di Ribolla è per me una risposta preventiva alla proposta che porterò tra le prime in consiglio comunale, quella di istituire un patto permanente per lo sviluppo del territorio". Quello a cui sta pensando Farioli è una sorta di Cnel locale che veda la partecipazione di attori pubblici e privati, e soprattutto dei protagonisti della vita economica e sindacale del territorio, per discutere di sviluppo e crescita economica.
Più tecnico è invece il parere espresso dalla preside della Facoltà di economia dell'Università dell'Insubria Rossella Locatelli. "Tutti i temi trattati - ha detto - sono di spiccato interesse e su di essi occorre lavorare in modo concreto per mettere in pratica le proposte e le ricette avanzate. Il punto sul quale forse si registrano però le maggiori frizioni è quello del lavoro e della flessibilità: trovo condivisibile a proposito l'appello al dialogo". Alla sua dichiarazione fa eco quella del collega Valter Lazzari, preside della Facoltà di economia dell'Università Carlo Cattaneo: "Quelle messe sul tappeto oggi - commenta il docente - sono sicuramente le variabili cruciali per lo sviluppo dei prossimi anni. Se mi si chiede però di indicarne una su tutte non ho dubbi: direi che il punto cruciale è quello della produttività. E' qui che si gioca la vera partita e tutto il resto non può che essere funzionale a ciò".
Compatta la reazione del mondo sindacale varesino che ha fretta di lasciarsi alle spalle eventuali polemiche per continuare a lavorare nel clima positivo che si è sempre avuto a livello locale anche su alcune tematiche importanti, come quella della formazione.
In questa direzione vanno ad esempio le parole spese da Ivana Brunato segretario provinciale della Cgil. "Al di là del malessere latente emerso in sala - dice la sindacalista - qui sul territorio abbiamo sicuramente una lunga esperienza di accordo e di lavoro insieme alla ricerca di soluzioni. Per noi le priorità sono condivisibili a partire dai temi del lavoro, della formazione, della scuola e anche della ricerca e sviluppo. Un tasto questo sul quale noi stessi, come sindacato, insistiamo da anni nel dire che il nostro paese rischia di essere veramente in ritardo rispetto agli altri".
Sulla stessa scia è anche Marco Molteni segretario provinciale della Uil "Al di là delle ovvie posizioni differenti tra industriali e sindacato - afferma il leader della Uil - mi sembra che i temi proposti siano stati tutti estremamente interessanti e stimolanti anche per la scelta di esporre il tutto in maniera innovativa". E sulla tematica specifica del lavoro, che più direttamente coinvolge il sindacato, Molteni aggiunge: "Mi sembra che sia emerso chiaramente che la flessibilità è considerata sì necessaria, ma da inquadrare all'interno di un preciso contesto che non è quello della precarietà. Su questo punto nel nostro territorio non vedo muri o barricate. Occorre il giusto pragmatismo per trovare insieme delle soluzioni".
Infine per Carmela Tascone, vice segretario dalle Cisl varesina, l'accento va messo soprattutto sulla continuità rispetto a quanto si è detto nell'assemblea. "Per noi la flessibilità non deve essere sinonimo di precarietà e va bilanciata da una serie di misure che fungano da ammortizzatori sociali e che garantiscano una formazione adeguate alle persone, rendendole sempre appetibili per il mercato del lavoro". L'attenzione dunque deve restare alta soprattutto sui temi della formazione in generale e della formazione continua in particolare. "E' anche nell'interesse delle imprese avere personale formato in grado di rispondere in modo appropriato alle esigenze produttive".
Rendiconto: tutta l'attività dell'Unione Industriali nel 2005
Nel corso dell'assemblea annuale dell'Unione Industriali è stato distribuito il Rendiconto, un fascicolo di 156 pagine che riassume tutto quanto fatto dagli organi direttivi e dalla struttura operativa nel corso del 2005 sia per quanto riguarda le attività di rappresentanza degli interessi legittimi del'industria, sia per quanto attiene i servizi resi alle imprese associate. Rappresentanza e servizi sono, infatti, i due grandi filoni sui quai si svolgono le molteplici attività associative, secondo quanto previsto, del resto, dallo statuto dell'organizzazione.
"Anche attraverso questa pubblicazione, ancorché rivolta soprattutto a noi imprenditori associati - ha sottolineato anche quest'anno il presidente dell'Unione Industriali Alberto Ribolla presentando il Rendiconto - cerchiamo di far percepire un concetto in cui crediamo profondamente e cioè che quanto l'Unione fa nell'interesse delle imprese va nella direzione di migliorare tutto il contesto socio-economico del territorio: per evidenziare, quindi, i benefici che il territorio ricava dalla presenza delle imprese e dall'azione dell'Unione. Vogliamo, in altri termini, anche attraverso il Rendiconto, che viene diffuso non solo tra le imprese ma anche ad una cerchia qualificata di opinion leader, far comprendere che non c'è contrapposizione tra la tutela del patrimonio industriale e gli interessi generali del territorio e della sua economia". |
06/16/2006
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