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Bossi passione e speranza

La parabola politica di un uomo che ha attraversato come una meteora il tempo e lo spazio della vita pubblica italiana.

La polizia e attentissimi volontari della Lega Nord presidiano il reparto di Neurorianimazione dell'ospedale di Varese dove con un lungo sonno farmacologico i medici hanno iniziato la terapia per restituire Umberto Bossi a una vita normale.
Difende dunque la tranquillità del senatùr dagli assalti di giornalisti, amici, politici o semplici curiosi la Polizia che un quarto di secolo fa lo seguiva con discrezione perché sospettava che fosse un sovversivo.
Dall'anonimato di una provincia addormentata alla ribalta della storia italiana, quella grande, come leader vittorioso di un movimento autonomista con dimensioni e forza tali da condizionare governi e opposizioni prima e da gestire il potere poi su mandato degli elettori:questa è la parabola politica di Umberto Bossi che ha tenacemente creduto in un progetto ai più apparso impossibile quando egli ne iniziò la divulgazione e l'attuazione fondando nel 1982 la Lega Autonomista Lombarda.
Una parabola avviatasi in sordina e quando Bossi non aveva ancora completamente delineato le sue scelte tanto che all' Ufficio Politico della Questura la vena operaistica che affiorava negli scritti e nelle parole suggeriva l'appartenenza del "sospettato" alla galassia movimentistica.
Per diffondere il suo pensiero il futuro senatùr, dopo la fondazione della Lega Lombarda nel 1984, non trascurò di crearsi spazi nell'ambito dei mezzi di comunicazione perciò lo si vide arrivare alla "Prealpina" con tradizionalissimi documenti e comunicati dove venivano illustrati teorie e progrmmi o si polemizzava, ma dove non veniva trascurato un suggestivo elemento in più: la cultura locale, l'attenzione al dialetto come lingua e perciò come valore fondamentale di un popolo.
Fu così che nella rubrica "Musa bosina" dello storico quotidiano varesino apparve una poesia in dialetto firmata da Bossi. Un avvio felice al quale seguì un immediato stop: la seconda poesia presentata affrontava temi sociali, ma conteneva anche l'invito a trasformare in vespasiani "i muri dei padroni".
Sarebbe stata poco gradita dai lettori la convivenza di una poesia così cruda con quella dei buoni sentimenti o dell'umorismo che connotava la rubrica: ragione per cui dal giorno del cortese ma fermo "no" ricevuto, Bossi Umberto non fu più visto in via Tamagno. Sarebbero passati parecchi anni e arrivati nuovi direttori, ma soprattutto sarebbe stato strepitoso il percorso politico dello stesso Bossi prima che i mezzi di informazione cittadini si aprissero al pianeta leghista e al suo leader che vinceva una dietro l'altra battaglie perse dagli autonomisti siciliani, sardi, veneti o terminate con risultati di portata squisitamente locale come è avvenuto in Valle d'Aosta.
Nessun politico prima di Bossi era riuscito a capire e gestire la psicologia del malcontento, della frustrazione e della ribellione covate da classi sociali diverse e distanti.
E' accaduto allora che alla fine moltissimi italiani del Nord siano passati dalla derisione a una benevola sopportazione se non alla neutralità davanti al folklore sempliciotto delle tribù padane e ai proclami, inaccettabili a volte nel contenuto e nella forma, che un Bossi tonante diffondeva nei comizi o nelle adunate a base di polenta e cudeghitt.
Le rudezze di Bossi in realtà ai fini dei risultati sono state efficaci quanto la soave, micidiale curialità andreottiana; la sua capacità di lettura delle situazioni gli ha permesso di giocare d'anticipo spesso spiazzando interi settori della politica dove pullulano vecchie volpi.
Roma pensava di mangiarselo il senatùr, per certi versi è accaduto il contrario e le cronache sono lì a dimostrarlo: non c'è schieramento che non sia stato messo in apprensione dall'imprevedibilità delle mosse del leader padano, dalla sua strategia preferita, quella di essere sempre pronto alla libertà di un'azione che non dia troppo spago al compromesso.
E' stata una cavalcata sbalorditiva quella del popolo che nel maggio del '90 ha ripetuto a Pontida un giuramento ben più sacro. A Varese nel 1985 con l'architetto Leoni ecco il primo consigliere comunale, due anni dopo lo stesso Leoni come deputato affiancherà a Roma un Bossi senatore trionfante che ha già avviato, anche attraverso alleanze, la realizzazione di una grande rete politica al Nord.
Due deputati europei nel 1989, la fondazione della Lega Nord nel 1991 poi il successo clamoroso nel 1992: la prima Repubblica agonizza tra gli scandali, Bossi alle elezioni trova consensi per eleggere 80 parlamentari. Ne avrà cento in più qualche anno dopo.
Il federalismo, il progetto di liberazione da Roma si rivelano un'arma vincente.
E' cronaca di ieri la vicenda del primo governo Berlusconi e, dopo i sette anni della parentesi del centro sinistra, il ritorno del centrodestra con una Lega alleata e determinante.
Una Lega Nord che aveva preoccupato il centrosinistra al potere tanto che timidamente nel '98 il governo aveva affrontato la questione del federalismo.
Una battaglia, grande, Umberto Bossi comunque la perde: quella della secessione. Sull'onda dei successi egli pensa che sia opportuno alzare il tiro, passando dal federalismo alla secessione, ma buona parte dell'elettorato non lo segue e inoltre attenzione e sforzi devono essere rivolti tutti alle riforme e al federalismo stesso che qualche rischio lo corre. Siamo dunque ai giorni nostri con un Bossi che si prodiga nel lavoro a Roma e nei contatti con la base. E lo fa a prezzo di una salute che trascura. Siamo ai giorni della folgore che si abbatte sul senatùr e sull'intera Lega Nord.
E sono allora anche giorni di bilanci in ordine al personaggio.
Il senatùr nel rispetto del sistema ha presentato e portato avanti progetti anticipatori, rivoluzionari e perciò in qualche misura "sovversivi". Il tempo e la cultura politica degli italiani saranno buoni giudici delle sue idee, è un fatto però che, avversato da molti e da molti amato, Umberto Bossi probabilmente si è già assicurato la citazione nei futuri manuali di storia italiana.
Per quanto riguarda la storia della nostra terra diventa invece un vero problema trovare un protagonista della vita pubblica che l'abbia superato in fama.

03/25/2004

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